L’addio a Sartori, l’inizio della fine La retrocessione in serie B ha segnato lo spartiacque tra un sogno e la realtà

1) Com’è possibile spiegare la fine del Chievo: fino a qualche anno fa era un modello per tutti, non solo in Italia…
“Vero, lo è stato fino a 4-5 anni fa. Tutte le squadre che conquistavano la A dicevano, “ il modello è il Chievo”. Anche se, va detto, c’era un discorso tecnico che funzionava (fino alla gestione Maran), mentre sul piano economico certi scricchiolii cominciavano ad avvertirsi”.
2) L’addio di Sartori può giustificare tutto questo?
“Può essere stato un segnale preoccupante, ma sarebbe troppo semplicistico pensare che sia l’unica ragione. Questo, ovviamente, senza toccare la straordinaria bravura di Giovanni Sartori, del resto oggi, colonna dell’Atalanta. Diciamo che mai e poi mai si doveva arrivare al divorzio da Sartori. Che poi, purtroppo, è stato rimpiazzato nel peggiore dei modi. E questo ha finito per accelerare il precipizio”.
3) E come va visto invece l’addio a Pellissier?
“Male, ma questo è già stato detto. Un altro segnale, l’ultimo, che il Chievo non era più “quel” Chievo. Attento ai valori umani, oltrechè tecnici. Negli anni, purtroppo, il Chievo ha perso troppe cose che l’avevano distinto, non tanto e non solo a livello tecnico. Era diventato una società come le altre, ma aveva perso la sua vera identità. E ha finito per pagare un prezzo altissimo”.
4) Le plusvalenze, con quello che ne era seguito, erano un’altra spia accesa?
“Beh, di sicuro non erano indicatori di grande salute. E se è giusto dire che, in quel caso, il Chievo è stato preso un po’ a simbolo e (forse) ha finito per pagare per tutti (quasi tutti, a partire dalle grandi, campano spesso sulle plusvalenze), non trova molto fondamento la “teoria del complotto”, che adesso, da qualche parte, viene sbandierata”.
5) Perchè? Non è che Verona abbia finito per dare fastidio?
“Teoria stuzzicante, ma che non regge. Non dimentichiamoci che il Chievo è stato in serie A per 17 anni, interrotti solamente da una retrocessione, subito “rimediata”. Se avessero voluto “farlo fuori”, ci sarebbero state molte occasioni per farlo, ammesso (e non concesso) che questo avvenga davvero. Il Chievo s’è salvato almeno tre/quattro volte all’ultimissima giornata (o quasi). Quando sarebbe bastato un arbitraggio “sbagliato” per chiudere il conto. No, nessun complotto, ma un declino, tecnico ed economico, irreversibile. Il vero spartiacque tra il sogno e la realtà è stata la caduta in B. Com’è avvenuto per tante altre squadre. Perchè in A, gli introiti (35 milioni di euro, più o meno) ti permettevano di respirare e tamponare la situazione comunque complicata. In B, dove gli introiti sono infinitamente inferiori, è stata la fine. Non ci resta che il Tar…”