L’agnello a 3 teste del museo di Verona Un esempio di fenomeni che arrivano a noi dall’Ottocento francese, inglese, tedesco

L’Ottocento europeo, in special modo francese, inglese e tedesco, ha visto un crescente interesse per le culture altre, considerate esotiche, quale la cultura giapponese, quella indiana e quella africana. Il proliferare delle cosiddette Wunderkammern ne è testimonianza: questi luoghi erano deputati a raccogliere oggetti considerati prodigiosi, strani e inusitati, accorpando gusto per l’esotismo e, talvolta, gusto per l’orrido.
Lo spirito del secolo porta il gusto dei ricchi europei a raccogliere e accostare maschere africane, armi indigene, tessuti e stampe giapponesi, statue buddhiste, talvolta senza particolare attenzione per le differenze che intercorrono tra culture tanto diverse, e tra loro autonome. Questo atteggiamento è sintomo di un marcato eurocentrismo, ed è un risvolto problematico del fenomeno, già di per sé tragico, del colonialismo, declinato in questo caso in senso coloniale.
Questo aspetto risalta in particolare se si considera che ad essere “musealizzati” – il museo non a caso nasce nella sua forma strutturata proprio nell’Ottocento – e ad essere messi in mostra come fenomeni da baraccone, come freaks, sono anche persone, persone vive.
Uno dei casi più famosi anche nei tempi moderni, visto che è stato al centro di rivendicazioni politiche, è quello di Saartjie Baartman, la cosiddetta Venere ottentotta, esibita in Gran Bretagna, per mostrarne le fattezze africane, i tratti marcati e la pelle scura.
Dopo la sua morte, i suoi resti vennero anch’essi messi in mostra, e fu Nelson Mandela a chiederne la restituzione, poi avvenuta. Altri casi riguardano deformità fisiche, tipicamente fenomeni di nanismo o gigantismo, ridotti a fenomeni circensi o i cui resti, dopo essere stati studiati, venivano anch’essi posti in esposizione nei musei.
Verona conserva esempi, per quanto meno estremi, nel suo Museo di scienze naturali, dove si può ammirare, tra le altre cose, un agnello mummificato a tre teste, considerato un mostro della natura e, per questo, apprezzato dal gusto del passato. Che problemi di natura etica comporta questo atteggiamento? Certamente i problemi sono gravi, nel momento in cui si ritiene di poter oggettivare una cultura altra come se fosse una stravaganza curiosa, da osservare come si osserva un oggetto di intrattenimento.
Il gusto per l’orientalismo, ad esempio, ha generato un’immagine stereotipata e appiattita di un complesso di simboli e credenze che, oltre a semplificare enormemente la complessità di quell’esperienza, ha creato una categoria che filtra la considerazione dell’osservatore e impedisce di comprendere appieno la ricchezza di una cultura che non esiste, ma che è, in effetti, un complesso ramificato e capillare di culture tra loro diverse.

EffeEmme