Le manganellate di Zaia Il governatore commenta il voto in Sardegna dove il Centrodestra ha perso: “Ha deciso il popolo sovrano che si è scelto il presidente”. Terzo mandato: “La partita è aperta”. La Lega con Salvini torna all’attacco. Tosato: “Con Luca il Veneto non si perde”.

LUCA ZAIA PRESIDENTE REGIONE VENETO

L’eco dei risultati elettorali della Sardegna si farà sentire a lungo nel Veneto. Perché, come anticipato ieri dalla Cronaca di Verona, emergono del voto sardo tante indicazioni utili su cui riflettere, nel centrodestra come nel centrosinistra, in vista delle regionali del Veneto che dovrebbero tenersi nel 2025 ma come già scritto, potrebbero slittare al 2026 (causa ritardi Covid).
E di mezzo ci saranno anche le elezioni Europee i cui risultati non faranno altro che accelerare le dinamiche interne alle coalizioni, nel bene e nel male. Innanzi tutto un bilancio dei voti: il centrodestra ha perso ma come coalizione ha vinto. I voti dei partiti sono infatti più di quelli raccolti dal centrosinistra. Solo che il candidato presidente, Paolo Truzzu sindaco di Cagliari, ha preso meno voti della coalizione e questo è stato determinante per la vittoria della Todde sostenuta da Pd, M5S e Verdi-Sinistra.
E’ evidente quindi che non basta essere coalizione di governo per vincere e se sbagli il candidato puoi perdere anche se il tuo sponsor è il presidente del Consiglio. Un autogol clamoroso perché non c’è alcun automatismo che ti porta alla vittoria ovunque solo perché sei al governo. Una lezione importante in chiave veneta dove il centrodestra vuole sostituire Zaia: in particolare Fratelli d’Italia punta alla conquista della presidenza di una Regione del nord.
Altro aspetto interessante in chiave sardo-veneta: il voto disgiunto esiste ed è molto insidioso. Soprattutto tenendo in considerazione un dato di fatto molto concreto: dove non ha il proprio candidato da sostenere la Lega fa fatica a mobilitarsi e andare a votare. E se ci va, magari vota dall’altra parte. In Sardegna, una volta tolto Solinas che era il candidato di Salvini, la Lega ha fatto un pessimo risultato, il 3,7 circa, ed è finita sotto accusa. Gli alleati gridano al tradimento convinti che i leghisti abbiano fatto voto disgiunto.

Salvini vuole blindare Zaia. Gasparri: “Scegliere bene”

I primi scontri a Palazzo Chigi e in consiglio dei ministri ci sono già stati per il dopo Sardegna. E ai primi di marzo si voterà in Abruzzo dove il centrosinistra ha già presentato una coalizione ancora più larga di quella sarda. Resta certamente da verificare se il campo largo che funziona in campagna elettorale funzionerà anche in sede di governo del territorio. Che è un’altra musica. Ma se l’esperimento funzionerà, non è affatto improbabile che venga riproposto anche nel Veneto, dove per esempio molte città sono in mano al centrosinistra come Verona, Vicenza, Padova. E se non ci fosse la candidatura di Zaia, la corsa per la presidenza della Regione diventerebbe apertissima.
Proprio per questi motivi nel centrodestra non solo nazionale sono partite molte riflessioni e anche una forte autocritica: innanzi tutto il nodo della qualità del candidato presidente, visto che Truzzu era in fondo alle classifiche di gradimento. “Il problema se lo deve porre l’intera coalizione, ecco perché sulla vicenda Zaia bisogna essere cauti”, dicono gli osservatori del centrodestra. E si deve quindi ragionare come coalizione sul nome migliore, senza voler imporre il proprio nome su tutti, come la Meloni ha fatto con Truzzu.
Ben venga dunque questo “salutare bagno d`umiltà” nel centrodestra per evitare altre tragedie elettorali.
Le cui conseguenze saranno dolorose per settimane perché è partita la caccia ai traditori: FdI guarda male la Lega che non si sarebbe impegnata, Forza Italia si è ringalluzzita perché in Sardegna ha doppiato la Lega e ora presenta il conto e via di questo passo. “E’ una sconfitta da cui trarre lezione” dice Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia in Senato. E aggiunge con nota polemica: “A volte la figura adatta può non coincidere con il partito che prende più voti. Lo diciamo sempre dopo, magari dovremmo tenerlo presente prima. Se una persona non è adatta, gli elettori si spostano”. Certo che, dicono fonti vicine alla Lega e a Zaia, «se vogliono ripetere la stessa esperienza in Veneto, mettendo in discussione Zaia, allora rischiano davvero di rompersi la testa”. Perché quella sarda è stata una vera e propria manganellata.
Per questo, dicono i leghisti vicini a Salvini, la strategia del segretario della Lega per il dopo Sardegna sarà quella di puntare ancora sul terzo mandato per blindare il Veneto, la più grande regione al voto da qui al 2025, evitando di cambiare candidato, come accaduto in Sardegna.
Dice infatti il senatore veronese Paolo Tosato: “Alle amministrative, come le regionali, si votano i candidati e quando si sbaglia il nome, si perde. Per questo – ribadisce- insistiamo per riproporre la candidatura di Zaia in Veneto. Siamo convinti che sia il candidato migliore per far vincere il centrodestra e soprattutto il più gradito ai cittadini”.
E’ chiaro che in questo panorama così bollente, il tempo gioca a favore di Luca Zaia che sta a guardare e ripete: ci sono più giorni che luganeghe. Lui giorni davanti ne ha ancora molti e le salsicce non gli mancano.

Zaia: “Ha scelto il popolo sovrano. Terzo mandato? La partita è aperta”

Tant’è vero che questa mattina, incalzato dai giornalisti nel consueto punto stampa a Palazzo Balbi, Zaia ha mandato messaggi molto precisi per chi ha buone orecchie: “Cosa penso del voto in Sardegna? Che il popolo è sovrano; non si discutono le scelte del popolo, si devono accettare”.
Un discorso chiaro rivolto a chi, nel governo amico suo, non vuol far decidere il popolo veneto il proprio governatore ma vuole mettere divieti, paletti e sbarramenti ai mandati. E ha aggiunto: “E’ il popolo che indica la via e ha scelto il suo governatore”.
A buon intenditor… Infatti a una successiva domanda sul terzo mandato, Zaia risponde preciso: “La partita non è chiusa. Il tema deve tornare in Parlamento e in Parlamento ci sarà il dibattito politico”.
Già soprattutto ora che la sconfitta in Sardegna ha fatto capire al centrodestra quanto sia rischioso cambiare cavallo.
Ma cosa succederà in Veneto? Qui Zaia ha buttato avanti la palla: “Non ne ho la più pallida idea. C’è troppo tempo in mezzo da qui al voto per le regionali del Veneto. E in mezzo ci sono le Europee. Potrebbe essere tra un anno e mezzo o anche due. Vedremo”. E poi una chiosa un po’ criptica: “I Veneti hanno sempre dimostrato che sanno votare, anche contro corrente se necessario…”
Il presidente Zaia insomma è sul pezzo, attento a tutto ciò che si muove attorno al Veneto, al voto e al terzo mandato. E ai rapporti con Salvini al quale ha mandato il messaggio chiaro che preferisce la Lega nord a quella attuale anche perché quella di adesso ha preso una sonora sberla in Sardegna.
E ora anche Salvini deve rivedere le sue strategie e i suoi rapporti all’interno della coalizione.
Il mea culpa nel centrodestra, tra opinionisti e parlamentari infatti è impietoso: troppa arroganza, serve più calma e più rispetto nei confronti degli avversari e anche degli alleati.
Si devono cercare i nomi migliori per vincere, non quelli di appartenenza, come nel caso di Truzzu.
Per esempio, certi comizi della premier con le faccette e le vocine per prendere in giro gli avversari sono pericolosissimi, oltre che infantili, perché come in questo caso tornano indietro come boomerang sulla testa. O per restare in tema, come una manganellata sarda.
m. batt