Le tante vite di “Magic Carpet” Il Red Carpet di Peter Halley come metafora della complessità sociale

“Ci sono casi in cui la visione di un’opera vale un viaggio. Il Red Carpet realizzato da Peter Halley è uno di questi”, sostiene il critico e curatore Stefano Raimondi, direttore artistico di ArtVerona. Il grande colpo di scena, ideato per accogliere il pubblico all’ingresso della manifestazione recentemente conclusa, è diventato uno dei suoi principali simboli identitari. Dopo “Stop by” di Paola Pivi nel 2021 (immagine suggestiva e surreale creata con tessuto rigenerato) e “Corso Europa” di Giovanni Battista Piranesi nel 2022 (riflessione visiva sul continente europeo prodotta con nylon di riciclo) quest’anno il Red Carpet di ArtVerona è stato disegnato dal noto artista americano Peter Halley. Il suo “Magic Carpet” è un monumentale tessuto concepito per analizzare le tante “gabbie” tematiche della società contemporanea.
L’opera, realizzata con le aziende manifatturiere Aquafil (produttrice di fibre sintetiche da materiale di riciclo) ed Ege (creatrice di tappeti), è strutturata come una griglia di rettangoli, separati ma comunque interconnessi, che compongono un’unica texture. Per scoprire l’origine dell’installazione è necessario far riferimento alle “exploding cells”, forme grafiche rigorose che esplodono e si fondono in una sola rappresentazione. In questo caso, il risultato è un maestoso tappeto a più colori attraverso il quale il pubblico può immergersi e immaginare molteplici narrazioni visive. Halley, nel corso della sua lunga carriera, influenzato dall’arte concettuale e dal minimalismo, ha spesso utilizzato l’astrazione geometrica come metafora della complessità sociale che imprigiona e limita gli spazi nei quali le persone sono, sempre più spesso, costrette a vivere. Il grande tappeto, anche quest’anno, è pensato per più utilizzi.
L’allestimento è “site-specific” (perché progettato espressamente per la Galleria dei Signori, ingresso dei due padiglioni della fiera dedicati ad ArtVerona), è “time-specific” (perché si può percorrere interamente o ammirare dalla balconata superiore solamente durante i giorni di ArtVerona) ma ha anche ricadute sociali al termine della manifestazione. Infatti, finita la fiera, in una logica di percorso circolare e sostenibile, l’opera viene preservata, scomposta e venduta in varie porzioni per supportare, con il ricavato, realtà territoriali no profit che si occupano di salvaguardia dell’ambiente, recupero e riciclo. In queste tante vite il “Red Carpet” di ArtVerona è diventato “una piattaforma di incontro e un segno artistico immediatamente riconoscibile”.
Ma mentre il classico “tappeto rosso” dispiegato a terra nelle cerimonie ufficiali e negli eventi di gala (notte degli Oscar o incontri internazionali dei capi di Stato, per fare alcuni esempi) è comunemente riservato alle sole celebrità, come vetrina, segno di status sociale elevato e lente di ingrandimento dei VIP (Very Important Person), la passerella che apre ArtVerona è uno spazio percorribile e vivibile da tutte e tutti.
La sua funzione è mettere al centro dell’esperienza le persone per farle incontrare in un elemento immediatamente visibile. Non è un caso che, normalmente, il tessuto si tinga di rosso, colore un tempo molto costoso e, da sempre, legato all’energia, alla passione e all’amore, per suscitare emozioni forti, immediate e contrastanti. Nel “Magic Carpet” di Peter Halley la densità dei motivi disegnati e la loro esplosione evoca vari stati di trasformazione e, come racconta il direttore Stefano Raimondi, regala “una fioritura di colori capace di stupire e meravigliare”.