ll Postino che non smette di suonare il film di Troisi debuttò 27 anni fa a Venezia, ma ancora oggi coinvolge ognuno di noi

Sono pochi i film italiani che hanno lasciato un segno profondo nel cuore e nell’immaginario mondiale. A distanza di 27 anni dal suo debutto alla 51ª Mostra del Cinema di Venezia, Il Postino ha ancora la capacità di coinvolgere generazioni di spettatori in ogni angolo del mondo.
A tenere il pubblico incollato allo schermo non è soltanto il valore inestimabile attribuito alla poesia, ma anche la commovente lezione d’amicizia che il film di Michael Radford ci offre attraverso il legame improbabile tra Mario Ruoppolo, postino sognatore dalla vita semplice, e il poeta esule comunista Pablo Neruda. Altrettanto significativi sono però i retroscena che coinvolgono i due indimenticabili attori protagonisti. Nonostante condividano numerose scene, Philippe Noiret e Massimo Troisi non girarono quasi mai insieme: a causa dei gravi problemi cardiaci dell’attore partenopeo, la produzione si vide infatti costretta a ingaggiare una controfigura che lo sostituisse nelle scene che prevedevano uno sforzo fisico. Per il bene del progetto in cui credeva così tanto, inoltre, Troisi scelse di posporre un intervento cruciale per la sua salute e, poche ore dopo aver terminato le undici settimane di riprese, si spense a Ostia in seguito a un attacco cardiaco.
La sua dedizione al cinema gli regalò l’interpretazione più importante della sua carriera, uno sforzo determinante anche per il grande successo poi ottenuto dal film.

Un boom di incassi. Grande protagonista delle stagioni dei premi ’95-’96, Il Postino fu candidato a cinque premi Oscar (vincendone uno per la miglior colonna sonora), cinque BAFTA Awards (conquistando la vittoria per miglior film straniero, miglior regia e miglior colonna sonora), sei David di Donatello e due Nastri d’argento. Il successo della critica venne raddoppiato da quello del botteghino: in Italia gli incassi si aggirarono intorno agli 8 milioni di euro, mentre globalmente si raggiunsero gli 80 milioni di dollari, cifra mai eguagliata da nessun altro film italiano.

Il postino di Neruda. Se da un lato il carisma del postino di Troisi gioca un ruolo fondamentale, sua perfetta controparte è il Neruda stoico e solitario di Noiret. È proprio la vita del poeta, rielaborata e romanzata nel libro Il Postino di Neruda, ad aver fornito il materiale necessario per la produzione del film; anch’egli in esilio, l’autore cileno Antonio Skármeta iniziò a scrivere il romanzo nel 1983, ambientandolo in un Cile paradisiaco riemerso direttamente dai suoi ricordi pre-golpe di Pinochet. Il romanzo conquistò Troisi, che decise di acquistarne i diritti e di riambientarlo in quella stessa Italia in cui, nei primi anni ’50, Neruda si era ritrovato a scrivere alcuni dei suoi versi più belli, pubblicati poi nella raccolta I versi del Capitano¬.

«La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve!» (sic.), esclama concitato Mario in uno dei climax più noti del film: quasi trent’anni dopo il postino non solo rimane uno dei più bei pezzi di poesia cinematografica mai fatti, ma continua a mettersi al servizio di sognatori, poeti, romantici, piccoli e grandi uomini comuni.