Lo schiaffo di Mantova La Giunta del sindaco Palazzi esce dal Catullo e mette in vendita la sua partecipazione azionaria. Appena 8 mesi fa, grandi promesse di sinergie tra le due città.

Schiaffo dei Gonzaga agli Scaligeri. Ed è uno schiaffo che fa male, perché come due innamorati che si erano ripromessi fedeltà e un percorso di crescita insieme negli anni con tanto di firma di un protocollo d’intesa a fine agosto 2023, adesso uno dei due rompe l’idillio. E va in frantumi uno dei progetti più importanti e delicati. Il Comune di Mantova infatti, guidato dal sindaco Palazzi che a fine agosto 2023 venne in Sala Arazzi per firmare un accordo con il sindaco Tommasi per sinergie su cultura (una card comune per i musei) e turismo, ha deciso con delibera di Giunta di vendere l’intera partecipazione azionaria dell’aeroporto Valerio Catullo. L’aeroporto, che dovrebbe essere punto di riferimento di tutta l’area vasta da Trento e Bolzano fino a Mantova e oltre, perde un perno importante di questo panorama.
Nel dettaglio, la Giunta di Mantova alla luce del piano di razionalizzazione delle società partecipate, ritenendo evidentemente quella del Catullo non particolarmente strategica e non rientrante nel piano degli obiettivi 2024, ha deciso la dismissione con asta pubblica dell’intera partecipazione al capitale sociale. in termini numerici, la partecipazione societaria di Mantova non è rilevante perché si tratta, dopo l’ultimo aumento di capitale, dello 0,156% e calcolando 23,70 euro per azione, il valore a base d’asta per l’intera partecipazione azionaria è stato calcolato in 192 mila 515 euro.
L’offerta dovrà pervenire al Comune di Mantova entro le 12 del 19 giugno. L’apertura delle buste è stata fissata per il 21 giugno alle 10.
I soci attuali possono, come previsto dalla legge, esercitare il loro diritto di prelazione.
Va ricordato, per restare in tema di vendita di quote, che la decisione del Comune di Mantova arriva dopo quella della Fondazione Cariverona che decise, con il precedente presidente Alessandro Mazzucco, di dismettere l’intera partecipazione, che è stata poi acquisita da Save (il 3%, operazione conclusa in autunno).
Ma al di là delle cifre, l’uscita di Mantova dal Catullo ha un valore politico. Perché?

“Non contavamo nulla nello scalo”. Un anno fa la promessa di sinergie

Proprio l’aeroporto Catullo, che serve un bacino molto vasto tra Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige, era stato uno dei punti centrali dell’intesa tra i due sindaci di centrosinistra, Tommasi per Verona e Palazzi per Mantova.
Il protocollo d’intesa sottoscritto a fine agosto, riguardava per il momento lo sviluppo comune dei progetti culturali e del turismo, con la promessa di mettere in cantiere altri progetti già molto avanti come l’alleanza delle multiutility tra Agsm-Aim e la mantovana Tea.
Vale la pena riprendere le parole di Damiano Tommasi in occasione di quell’incontro con il collega mantovano: “Ci sono le infrastrutture comuni, dall’A22 all’aeroporto: vogliamo condividere progettualità, perché solo mettendosi in rete si può crescere, chi si isola non progredisce” E poi : “C’è bisogno di portare avanti sinergie insieme”.
E le sinergie da fare assieme prevedevano la spinta comune per un collegamento ferroviario con l’aeroporto Catullo al quale evidentemente all’epoca il sindaco Palazzi era ancora interessato.
Il sindaco mantovano infatti aveva le idee chiare sulla questione: “Vogliamo essere collegati di più con Verona magari con un collegamento ferroviario veloce Verona-Mantova, e vogliamo essere collegati con l’aeroporto Catullo su ferrovia. Su questo fronte dobbiamo farci sentire come città, alleate ed insieme”.
Ora però Verona e Mantova non potranno più essere alleate come soci del Catullo. Forse potrebbero sollecitare quanto meno un collegamento ferroviario rapido tra le due città, ma per quanto riguarda il collegamento con lo scalo aeroportuale, la visione comune appare azzoppata.
Peccato, viste le premesse di quell’incontro tra Verona e Mantova. A chi gli chiedeva il perché del protocollo d’intesa, Tommasi e Palazzi infatti avevano risposto: “Perché non dobbiamo ragionare come due città distinte ma come un’area vasta”.
Va detto che la decisione di vendere la propria quota era già stata anticipata dal Comune di Mantova due anni fa, poi evidentemente si è preso tempo per capire se poteva esserci un rilancio. Ma nel novembre 2022 l’assessore al bilancio Giovanni Buvoli già spiegava in commissione: «Da tempo – ha spiegato – il territorio mantovano è fuori dal Catullo. La Provincia già da qualche anno ha venduto le proprie azioni, mentre Camera di Commercio e Confindustria lo hanno fatto di recente».
Il Comune possedeva una percentuale irrisoria del capitale azionario di quello che è sempre stato considerato l’aeroporto dei mantovani. «Una percentuale – ha precisato Buvoli – con la quale nulla contavamo, visto che non siamo mai riusciti ad incidere sule scelte strategiche del cda, di cui non abbiamo mai fatto parte».
Nel 2021 la svolta decisiva che ha spinto all’uscita definitiva, come ricordava l’assessore e vicesindaco mantovano.

“Scalo in perdita e ci chiedevano soldi”

«L’aeroporto da anni è in perdita, anche prima della pandemia, con pochi esercizi in positivo di qualche decina di migliaia di euro. L’anno scorso ci hanno proposto un aumento di capitale di 35 milioni di euro per far fronte alle perdite del 2020, 12,5 milioni e mezzo e del 2021 altri 10,850. Noi non lo abbiamo sottoscritto e così il nostro capitale si è svalutato e dallo 0,34% è sceso allo 0,21% di adesso. Abbiamo avuto la possibilità di mettere in vendita le nostre azioni a 22 euro per azione, il prezzo stabilito al momento dell’aumento di capitale, il che ci farà incassare 178.700 euro. Adesso le azioni valgono 15 euro. Quindi, la nostra scelta è stata di buon senso per non svalutare ulteriormente un patrimonio del Comune».
Ora che le azioni sono salite a 23,70 vale la pena passare all’incasso. Vedremo se negli altri settori, dall’energia con un’alleanza tra multiutility fino all’A22 i progetti comuni andranno avanti. Aspettando la maratona Verona-Mantova: gli eventi sportivi non mancano mai.

M. Batt.