Lorenz e il blues per battere il virus “Sarà dura ripartire, ma non mancano le idee e la voglia di concretizzarle presto”

Come dice il celebre giornalista e critico musicale Giovanni Scafoglio “Il Blues è sconfitta. Un vincente non potrebbe mai portarsi il Blues dentro. Il Blues non ama i vincenti. Il Blues è la rivincita dei perdenti, è il pane degli sconfitti”.
E a proposito di Blues, lo spazio per questo genere musicale anche in una realtà come quella veronese (che non è esattamente sul Mississippi) fortunatamente non manca. Portavoce e attivo promotore del genere, Lorenz Zadro: classe ‘85 e da quasi 20 anni nell’ambito musicale nazionale, ma soprattutto padre di Blues Made in Italy, un’associazione culturale no-profit fondata nel 2010.
Nata col preciso scopo di valorizzare e diffondere il blues in Italia, l’associazione tende la mano a tutti coloro che amano questo genere, da musicisti ad appassionati, fino a operatori del settore e perché no, neofiti. Blues Made in Italy è stata in grado di diventare il punto di riferimento in Italia per tutti gli amanti del blues, e ogni anno a Cerea prende vita il più grande raduno blues d’Italia, vetrina imperdibile anche per gli artisti emergenti.
Lo diceva anche Eric Calpton «Se mi date una chitarra in mano, state sicuri che suonerò del Blues», quindi il genere gode sì di grandissimi esponenti di fama mondiale, ma la rete musicale deve rinforzarsi dai piani bassi, e Verona grazie anche ad attivi appassionati come Lorenz sta facendo il suo dovere.
Ma come può una realtà come quella musicale sopravvivere ad un momento di crisi come quella del COVID-19? «Abbiamo guardato oltre fin da subito. Parola d’ordine “riorganizzazione”», spiega Lorenz Zadro. «Di sicuro si tratterà di una riapertura complessa, a partire dall’impossibilità di portare nel nostro paese artisti stranieri, visto il blocco delle frontiere».
Fortunatamente, a beneficiarne saranno i musicisti locali, spiega Zadro, che avranno l’opportunità di riempire i palchi che prima erano occupati da artisti stranieri. «I favoriti saranno sicuramente i così detti one man band, ovvero i solisti; e le piccole formazioni, per diverse questioni come il contenimento del budget e il distanziamento sociale richiesto anche sui palchi».
Se trasversalmente tutta la musica sta risentendo degli stretti divieti imposti dalle misure di sicurezza, un genere di nicchia come il Blues merita particolare attenzione, e anche in quarantena le iniziative di Lorenz non sono mancate: «Mi sono occupato di nuovi ascolti e ho cercato di confrontarmi con più addetti ai lavori possibile. “Fare rete” è fondamentale».
Come mai i musicisti sono tra le categorie più bistrattate in queste situazioni di emergenza? «Purtroppo, la vita del musicista è notoriamente complicata. Dopo anni di sacrifici, ritmi snervanti e continui studi un musicista si ritrova a rivendicare una “professione” che non gli è riconosciuta. L’idea generale è che fare il musicista sia un hobby, e non un lavoro, sottolinea Lorenz. Fortunatamente il “Coordinamento delle Associazioni dei Musicisti” si sta battendo per tutelare non solo i musicisti, ma tutto quell’enorme staff di persone che ruota attorno alla figura del musicista, come addetti alla sicurezza, addetti stampa, hostess, fonici, promoter, tecnici di palco ed elettricisti. Le categorie di lavoratori che potrebbero risentire dell’effetto domino sono tantissime, e serve tutelarle tutte. Verona per fortuna negli ultimi anni sta godendo di un buon fermento musicale, rassicura Zadro, e se è vero che non mancano gli spazi aperti per grandi spettacoli e festival estivi, sembra molto più difficile trovare spazi coperti per il periodo invernale.
«Questa è una possibile direzione su cui lavorare. Ci sono sicuramente molte aree ed edifici da rivalutare in tal senso». Col suo nuovo album “Blues Chameleon”, una compilation che racchiude vent’anni di vita musicale, Lorenz è pronto a ricominciare le sue consuete attività come musicista, produttore di dischi, autore di libri e agente di spettacolo.
Vanessa Righetti