Lotta alla criminalità: cambio di passo Il procuratore capo della Repubblica Tito: “Il crimine organizzato si è evoluto”

Una sede dell’antimafia anche a Verona. E’ la richiesta corale dei sindaci con il coordinatore di avviso pubblico Pierpaolo Romani e insieme all’assessora alla sicurezza Stefania Zivelonghi per avere in città un ufficio della Direzione Investigativa Antimafia e della Direzione Distrettuale Antimafia.
In Sala Arazzi, il sindaco di Verona Damiano Tommasi ha fatto da portavoce ai colleghi.
All’evento di Palazzo Barbieri hanno partecipato tutti i parlamentari veronesi.
C’è un però: prima bisognerà far arrivare a Verona la Corte d’Appello. In questo senso una proposta è già stata depositata dal presidente di commissione giustizia della Camera Ciro Maschio. Senza Corte d’Appello insomma non può esserci sede di DDA e DIA.
In riferimento alla conferenza stampa tenutasi oggi presso Palazzo Barbieri è intervenuto il procuratore capo della Repubblica Raffaele Tito.
“Non posso che apprezzare e congratularmi – ha detto – per la sensibilità dimostrata da così tanti Amministratori comunali, dal Presidente della Provincia e da tutti i Parlamentari di questo Territorio ; hanno capito le difficoltà che da qualche anno oramai la Procura della Repubblica di Verona e con lei tutte le forze di polizia stanno incontrando nella lotta al crimine organizzato di stampo mafioso. Il Veneto – ha proseguito il procuratore – al pari di molte altre grandi Regioni italiane, penso non solo alla Lombardia ( Milano Brescia), ma anche alla Campania (Napoli – Salerno), alla Sicilia ( Palermo – Catania), alla Puglia (Bari – Lecce ), alla Calabria (Catanzaro -Reggio Calabria) ha estremo bisogno di poter utilizzare in maniera piu’ diffusa quegli strumenti normativi ed investigativi che solo la legislazione antimafia mette a disposizione dei Pubblici Ministeri e della polizia giudiziaria; strumenti che da noi sono in mano ad un nucleo troppo ristretto di Pubblici Ministeri, peraltro con uffici nella sola sede giudiziaria di Venezia. Si pensi che ad esempio la Puglia ha circa 3.900.000 di abitanti e due diverse sedi di Procure antimafia, mentre la Calabria ha solo 1.800.000 abitanti ed anche lì vi sono due sedi. Il Veneto – è noto- ha circa 4.900.000 di abitanti, ma la direzione distrettuale antimafia si incentra nella sola sede veneziana e con un numero di sostituti comparativamente ben inferiori. In altre parole – ha aggiunto – la posizione geograficamente decentrata di Venezia rispetto all’intero territorio regionale del Veneto, in uno alla constatazione che la criminalità organizzata, specie al nord, non ha quasi mai una influenza necessariamente regionale, ma finisce per dissolversi in gruppi sparsi per lo piu’ a livello sub-provinciale, suggeriscono anche dal punto di vista investigativo l’opportunità di una maggior contiguità territoriale fra gli organi investigativi ed il luogo dove i gruppi criminali operano e, per quanto ci riguarda, soprattutto dove essi investono i loro proventi. I tempi, rispetto ai primi anni 90 anni quando furono ideate e realizzate sul territorio nazionale le Direzioni antimafia, sono decisamente cambiati; il crimine organizzato in oltre 30 anni, si è ovviamente evoluto anche grazie alla tecnologica informatica ed alla maggior mobilità. Si pensi ad es. che in quegli anni il fenomeno delle cosiddette nuove mafie. Non c’è dubbio che Verona – ha concluso il procuratore chiedendo un deciso cambio di passo – per quanto attiene al contrasto della delinquenza, specie di quella organizzata, è a livello nazionale decisamente sottovalutata: vi è scarsità di mezzi e soprattutto di uomini e questo è verificabile in tutte le strutture investigative e giudiziarie”.
I cittadini come si vede ne sentono il bisogno e ne hanno pieno diritto.