Luporini, figura (purtroppo) dimenticata E’ stato uno dei massimi intellettuali del Novecento italiano. Torna il pensiero filosofico

Cesare Luporini è stato uno dei massimi intellettuali del Novecento italiano, una figura purtroppo dimenticata dalla maggioranza degli italiani e che però è stata molto approfondita dalla ricerca storico-filosofica e politica, e recentemente è tornata a essere oggetto di analisi, nel venticinquesimo anniversario dalla morte. Luporini fu, insieme, filosofo, accademico, politico, e queste dimensioni della sua complessa figura sono del tutto complementari. Antifascista, iscritto inizialmente al clandestino Partito Comunista, nel quale confluì ufficialmente finita la guerra, Luporini tenne un rapporto col partito che non prevedeva un’adesione prona all’autorità, e spesso mosse critiche alla direzione – soprattutto in seguito alla morte di Togliatti. Questa adesione critica al partito da parte di Luporini – che d’altra parte fu sempre un comunista – si esplicitò molto presto, con la decisione, insieme a Ranuccio Bianchi Bandinelli e altri, di fondare la rivista Società. Un momento, il torno d’anni immediatamente successivo alla fine del secondo conflitto mondiale, che vedeva nelle riviste uno spazio privilegiato di analisi sociale, culturale e politica, con dibattiti anche accesi, come testimoniano le polemiche sorte intorno alla rivista Politecnico di Elio Vittorini. Ragionando retrospettivamente della propria esperienza in un memoriale rimasto incompiuto a causa della morte di Luporini e pubblicato su Critica marxista nel 1993, Luporini ricorda precisamente la vocazione indipendente della rivista, al di fuori della direzione della macchina del partito, e rivendica le radici di quegli intellettuali che vi presero parte nella Resistenza italiana, i cui protagonisti superstiti tornavano in quegli anni dagli esili all’estero. Il ritorno a un marxismo “oltre i marxismi”, come scrive Luporini, e il conseguente scavo dentro Marx, costituiscono il fulcro della riflessione di Luporini a partire dagli anni Quaranta: la ricerca di un umanesimo filosofico a matrice marxista, la posizione del problema dell’uomo come problema fondamentale, si accompagna tanto al recupero del cosiddetto “giovane Marx” – il Marx dei Manoscritti economico-filosofici – e la contestuale lettura critica di proposte quali l’ipotesi strutturalista avanzata da Althusser in Francia, che Luporini contribuì a far pervenire in Italia ma della quale contestò l’eccessiva attenzione riservata ai macrofenomeni, a discapito delle radici “antropologiche” della filosofia di Marx. Luporini proveniva dall’esistenzialismo, della cui storia italiana è protagonista – forse, a posteriori, suo malgrado, grazie alla sua opera Situazione e libertà nell’esistenza umana. Luporini aveva tenuto contatti, anche stretti, con importanti filosofi europei, tra i quali Heidegger, dal quale si distaccò con profonda delusione dopo l’adesione di quest’ultimo al nazismo, e dopo il celebre Discorso del rettorato, in cui Heidegger sosteneva la validità del Führerprinzip. Luporini è autore di molti saggi – basti ricordare quelli confluiti in Dialettica e materialismo –, che costituiscono una porta d’accesso al marxismo ancora in grado di suscitare interesse per la modernità delle proposte teoriche che contengono. Luporini è autore che, per l’importanza storica e politica che riveste – fu senatore e si occupò di questioni relative all’istruzione obbligatorio come strumento di elevazione sociale –, merita di essere ricordato e riletto.

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