Macchine per il controllo degli eventi Di scenari inquietanti ha già scritto Isaac Asimov. Una barriera tra realtà e fantasia

Chi ha paura dell’Intelligenza Artificiale? Se una risposta a questa domanda dal sapore retorico dovesse essere fornita solo sulla base degli innumerevoli racconti o dell’altrettanto abbondante produzione di pellicole cinematografiche, la maggior parte di noi non potrebbe, certo, dichiararsi tranquilla: macchine che prendono il controllo degli eventi, elaborano sofisticati e quanto mai efficaci piani per la conquista del mondo, arrivano persino a commettere i più brutali delitti senza un’ombra di rimorso, facendo addirittura ricadere la colpa sugli ignari esseri umani.
Sono più o meno questi gli inquietanti scenari che da Io, Robot di Isaac Asimov a Minority Report di Philip K. Dick, da Transcendece di Wally Pfister a Age Of Ultron di Joss Whedon lettori e spettatori hanno imparato a conoscere e a temere. E più o meno, fino agli ultimi due anni, nonostante l’avvento, già da un bel po’ di tempo a questa parte, di assistenti vocali sugli smart device quali Siri, Bard o la fallimentare Cortana, il quadro sembrava comunque ben lontano dall’essere definito preoccupante e tanto la scienza informatica quanto l’ingegneria elettronica sembravano aver innalzato una sorta di barriera impermeabile fra realtà e fantasia. Nel 2023, però, le cose sono radicalmente e improvvisamente precipitate e la situazione, riprendendo lo slogan delle celebri Gocciole Pavesi, è mutata da così a così. Certo, siamo ancora ben lontani (o almeno, per quanto i comuni mortali possono sperare e augurarsi) dalle apocalittiche sceneggiature che hanno reso celebri gli autori di Hollywood, ma, come i byte passano ogni secondo, sinuosamente e silenziosamente, attraverso la rete di cavi e fibra, con altrettanta subdola e inaspettata rapidità, è innegabile che una “forza superiore” sia entrata a far parte della nostra quotidianità e per certi versi l’abbia sconvolta.
Ai più attenti non sarà sfuggito, nelle righe precedenti, il continuo riferimento al mondo del Cinema. Il giustificato motivo è legato al fatto che proprio in quella realtà, fatta un po’ di sogni e un po’ di follia, sono iniziate, verso la metà dello scorso decennio, alcune delle sperimentazioni più importanti e innovative nell’ambito dell’IA. Sperimentazioni che hanno portato sullo schermo, in un primo momento, in formato totalmente digitale, attori e attrici che avevano già tagliato il proprio ultimo traguardo: come non ricordare, a questo proposito, la sorpresa del pubblico quando Carrie Fisher e Peter Cushing fecero la loro apparizione nel film Rogue One – A Star Wars Story? In seconda fase, attraverso un aggiornato processo di elaborazione grafico-digitale, protagonisti ancora vivi e vegeti, ma non più in grado di dare forme e volto agli iconici personaggi di cui avevano indossati i panni trenta, quaranta o cinquant’anni prima. E proprio da Hollywood, come già ricordato nell’articolo sui Premi Oscar del 2024, era partito lo sciopero durato quasi otto mesi, di interpreti, registi e storyteller che, come nel peggiore degli incubi, si sono visti trasformare da potenti guerrieri in inermi marionette, vittime di un sistema che, all’improvviso, poteva anche immaginare di fare a meno di loro.
Proprio per fronteggiare queste nuove sfide il Parlamento Europeo, il 13 Marzo 2024, ha approvato con larghissima maggioranza la prima normativa specificamente destinata a regolamentare l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Un primo passo determinante, ma, forse e ahimè, già tardivo.
Il futuro ci sta inghiottendo. La fantascienza è già “Passato”.

Matteo Quaglia