Mamme e papà, i bimbi ci guardano Lo psicologo sul ritorno a scuola: "Più noi siamo spaventati, più spaventiamo i bimbi"

Il ritorno a scuola dopo mesi di assenza mette tutti alla prova del nuovo modo di interagire tra genitori, figli ed insegnanti. Certamente c’è da affrontare le emozioni e le paure dei figli, soprattutto i più piccoli. Tutti sono chiamati a relazionarsi per cercare di aiutarli a reinserirsi in classe con serenità. Soprattutto in questa fase iniziale. Sono tante, e diverse per ogni fascia di età, le difficoltà, infatti, che i bambini potranno incontrare.

Bambini fino a 5 anni
Con la fine del lockdown e l’assenza forzata dall’asilo alcuni bambini potrebbero aver rivelato una certa regressione. “Sono diventati meno autonomi e più dipendenti dai genitori. Dovranno riabituarsi a socializzare, a separarsi dalle figure famigliari, a tollerare la frustrazione. È un processo molto impegnativo, anche perché le norme anti Coronavirus lo hanno reso più complicato. Il bambino non ha più un contatto diretto con la maestra e la geografia del suo viso e non può portare da casa nessun oggetto o giocattolo che offre sicurezza e conforto – spiega lo psicoterapeuta dell’età evolutiva Alberto Pellai–. Ho sentito di nidi che hanno abolito l’inserimento, questo è assolutamente deleterio. I piccoli hanno bisogno di sostegno emotivo, ancora più di prima”. Lo psicoterapeuta suggerisce agli insegnanti, per esempio, di accogliere il bambino senza la mascherina, in modo da mostrare il proprio volto con una espressione di gioia e serenità. Ovviamente rispettando la distanza di sicurezza.
Pellai è, tra l’altro, l’autore di Mentre la tempesta colpiva forte (De Agostini), un saggio su come trasformare questo momento di crisi in una occasione di crescita per tutta la famiglia.

Bambini dai 6 ai 10 anni
Questa è una fascia di età in cui il ritorno alla scuola è vissuto come un evento molto desiderato. Per cui per loro l’adattamento alle nuove regole sarà più facile. Fatta eccezione per i bambini che iniziano dalla prima classe, che avranno bisogno di più tempo per adattarsi al nuovo modo di rapportarsi. “Le norme di prevenzione potrebbero rappresentare una sfida per questi bambini. Ma tutto sta alla capacità degli adulti di gestire le nuove regole in modo sereno, senza un eccessivo controllo. Non chiediamo loro continuamente di mettere la mascherina, di stare lontani, di stare attenti. Quando tornano a casa non tartassiamoli di domande sul distanziamento e sulle regole anti Coronavirus, ma invece chiediamo “come è stata la tua giornata?”. Ricordiamo che vanno a scuola non in guerra. E il genitore spaventato è anche ‘spaventante’.
Il bambino non si sente sicuro e si attacca a mamma e papà per proteggerli a modo suo”.

Il rifiuto di andare a scuola
Molti genitori temono che il proprio figlio non voglia staccarsi dal proprio ambiente domestico, rifiutando di entrare in classe. “Si chiama fobia scolare. Il consiglio è quello di provare a collaborare con gli insegnanti e pianificare un periodo di inserimento – suggerisce Pellai –. Se il livello di ansia e il disagio sono eccessivi, è bene affidarsi a uno specialista. Soprattutto se notiamo altri segnali come l’alterazione del sonno, degli stili alimentari e il lavaggio ossessivo delle mani. Genitori, più noi siamo calmi e stabili, più i nostri figli entreranno a scuola sereni”.