Mazzucco superstar, carriera senza fine Da oggi l’ex rettore è direttore scientifico dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata

L’avevamo visto il mese scorso alla presidenza della Fondazione Cariverona che ha poi lasciato a Bruno Giordano, l’abbiamo ritrovato l’altro ieri alla presentazione di Calici di Jazz al Teatro Ristori dove riveste la carica di presidente della società di gestione e infine questa mattina Mazzucco era in sala stampa all’ospedale di Borgo Trento tra il rettore Pier Francesco Nocini e il direttore generale Callisto Bravi per prendere possesso del suo nuovo ufficio: per tre anni sarà il direttore scientifico dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata, subentrando a Gianni Pizzolo.
Per il professor Mazzucco, 80 anni compiuti da poco, veneziano di nascita, si tratta di un ritorno a casa: qui ha lavorato per quasi 35 anni come cardiochirurgo ed era nell’equipe del professor Gallucci quando venne eseguito il primo trapianto di cuore in Italia e poi aprì la strada dei trapianti di cuore a Borgo Trento.. Infatti, docente universitario di cardiochirurgia a Verona era anche direttore del programma dei trapianti cardiopolmonari negli ospedali veronesi. Nel 2004 venne eletto rettore dell’università per due mandati e mezzo quando nel 2016 accetta l’offerta di Paolo Biasi, allora presidente della Fondazione Cariverona, di diventare suo successore. Al vertice dell’istituto di via Forti completa due mandati: viene rieletto nel 2020 e quest’anno ha dovuto lasciare all’imprenditore bruno Giordano. Ha mantenuto però la presidenza della società Ristori controllata da Cariverona. Ha pubblicato un gran numero di lavori scientifici di ricerca nel settore clinico della Chirurgia vascolare e la organizzazione di convegni nazionali e internazionali. Proprio all’attività di ricerca con ampia panoramica internazionale si dedicherà ora nel nuovo ruolo (tre anni a titolo gratuito) che ha accettato questa mattina su proposta del rettore Nocini: “Di fronte alla candidatura del professor Mazzucco non si poteva dire di no e così gli ho telefonato mentre era in vacanza a Oxford: ha l’entusiasmo di un cinquantenne e le capacità e le competenze per un impegno internazionale sui bandi di ricerca che possono portare risorse a Verona2.
Ricerca d’avanguardia, come ha spiegato il direttore generale dell’Aoui Callisto Bravi, che a Veorna vuol dire innanzitutto attività di chirurgia robotica ma non solo. “Abbiamo portato a casa negli ultimi tempi 12 milioni di euro per la ricerca grazie alla partecipazione ai bandi” ha spiegato l’uscnete Gianni Pizzolo.
Il successo del corso di laurea voluta dal rettore per la chirurgia robotica è nei numeri: “Abbiamo 600 richieste per 250 posti disponibili. Puntiamo molto sull’innovazione scientifica e abbiamo un robot a disposizione 24 ore su 24 sul quale i giovani studenti possono allenardi e fare pratica”. Perché, aggiunge, “è la chirurgia e la capacità di eseguire itnerventi chirurgici complessi che fa la differenza per un ospedale”.
Tutto questo in uno scenario che vede le specialità chirurgiche in difficoltà perché molto esposte al rischio di denunce: medicina d’urgenza ed emergenza, anestesia e chirurgia generale sono le specialità meno richieste, per contro oculistica, dermatologia e chirurgia plastica le più gettonate.

La grande sfida: chirurgia col robot. Fondi per la ricerca grazie ai bandi

“Personalmente”, ha detto Mazzucco, “ho sempre lavorato per unire ateneo e ospedale, abbattendo le distinzioni, soprattutto quelle di retribuzione. Ho avuto difficoltà quando ero rettore con l’allora assessore regionale Fabio Gava, l’integrazione infatti è avvenuta con l’assessore regionale successivo, Flavio Tosi. Ma ora si devono superare le differenze retributive tra medici, tra chi cioè pratica lo stesso mestiere e si occupa di salute e medicina. La valutazione dei medici, e questo lo dico ai sindacati, deve essere fatta sul valore individuale e non per categoria (universitari e ospedalieri-ndr)”.
Ma i punti dolenti della sanità sono anche legati alla carenza di finanziamenti: “Il Governo ne eroga sicuramente meno”, spiegano Bravi e Nocini, “tanto che il Fondo sanitario nazionale che dovrebbe essere oltre il 7% del Pil in realtà è al 5,9%”. Ecco quindi la necessità di intercettare quante più risorse possibili con i bandi su progetti di ricerca e far affluire risorse. “Se abbiamo fondi è grazie alle nostre capacità, non certo grazie a Roma”, è il coro di Nocini e Bravi. La prossima sfida, ha anticipato il direttore generale, è l’acquisto del quinto acceleratore con l’intelligenza artificiale per cui servono risorse, ma qui potrà entrare in campo la Fondazione cariverona con la quale sia Mazzucco che Pizzolo hanno sicuramente conservato buoni rapporti. “Per il prossimo triennio uno dei nostri principali obiettivi sarà di essere protagonisti europei della chirurgia robotica”, ha precisato Bravi.
E Pizzolo ha ricordato che nei tre anni della sua direzione scientifica sono stati acquisiti dall’ateneo 37 milioni per progetti di ricerca e 12 milioni sono già stati portati a casa dall’Azienda ospedaliera grazie ai bandi dell’Unità di ricerca clinica; migliaia sono state le pubblicazioni scientifiche e sono 1200 gli studi clinici in essere di cui 224 sono nuovi di quest’anno. Una grande attività a cui ha dato forte impulso la responsabile dell’Unità di ricerca clinica, Anna Fratuscello.
“Abbiamo in previsione un programma chirurgico importante”, anticipa Nocini, “e vogliamo essere di supporto a tutte le attività specialistiche”, aggiunge Bravi. “Per questo confidiamo molto nelle competenze sia chirurgiche che manageriali del professor Mazzucco”, conclude Nocini.
E il rettore infine rivela che l’ateneo sta lavorando per coinvolgere sempre più i medici di base per sviluppare la medicina territoriale, altra grave lacuna della sanità attuale insieme con le liste d’attesa.