Monopattini liberi di infettare, veicolo di contagio

Scusate: qualcuno di­sin­fet­­­ta i mo­nopattini? La domanda è re­torica ma ci piacerebbe essere smen­­titi. Ci sembra difficile però dato che, com­­pensibilmente, non può es­serci un addetto al­la sanificazione a ogni passaggio del mezzo da utente a utente. Mez­zo che pe­raltro continua a venire parcheggiato di traverso da troppi incivili lungo i marciapiedi e davanti ai canceli delle abitazioni. Scu­sa­te, ma in questi mesi il go­verno e le autorità sanitarie, giu­stamente, non ci hanno fatto una testa così con la disinfezione delle mani, del­le scrivanie dell’ufficio e di casa, con il rispetto di o­gni tipo di nor­ma igienica? Evi­tia­mo di stringerci la mano, ci siamo dati per mesi il gomito, i baci di cortesia sono di­ventati mer­ce rarissima e per questo più ap­prez­zati di pri­ma, e poi lasciamo che il monopattino di­venti un veicolo di contagio? Oltre­tutto la stragrande mag­gioranza de­gli utenti sono ragazzi in età scolare, gli stes­si che oggi frequentano le aule un giorno sì e quattro no per scongiurare la proliferazione del virus, che si rinvigorisce sui bus stipati di passeggeri più che tra i banchi. Certo, sta al singolo utente igienizzarsi le mani prima e dopo aver utilizzato il mo­nopattino, ma allora sta an­che al singolo ristoratore e commerciante sanificare il proprio lo­cale e tenerlo aperto anziché morire di fame. Alessandro Gonzato