Mozart e Verona Il viaggio tra le meraviglie della nostra città

di Barbara Krafft

Nell’articolo di oggi, pur occupandomi di un personaggio importante nella storia artistica di verona, non parlerò di edifici antichi, di pittori, scultori architetti o di opere d’arte, ma di un grande musicista: Wolfgang Amadeus Mozart. Mozart sostò a Verona ben sette volte. La spiegazione del suo passaggio è abbastanza semplice: la posizione geografica della città, allo sbocco della Val d’Adige, ne faceva una tappa obbligata per i viaggiatori che scendevano in Italia dall’Europa centrale e che ad essa ritornavano. La prima volta che Mozart soggiornò a Verona fu senza dubbio la più importante, sia per il numero dei giorni che egli restò nella città, sia per le amicizie che ebbe modo di stringervi. Mozart era partito alla volta dell’Italia in compagnia di suo padre Leopold, Maestro di Cappella dell’Arcivescovo di Salisburgo, ai primi di dicembre del 1769. Dopo aver toccato Wiegal, Innsbruck e Rovereto, arrivò con il padre a Verona il 27 dicembre 1769 e alloggiarono all’antico albergo “Delle Due Torri”, in fianco a S. Anastasia.
Com’era naturale, i salotti dell’aristocrazia veronese e i cenacoli dei cultori dell’arte musicale andarono a gara nel contendersi il prodigioso fanciullo dodicenne. Le apparizioni di Mozart tra la nobiltà e la colta borghesia dovettero essere davvero numerose suscitando così, diverse acclamazioni popolari.
Le dense giornate veronesi non impedirono ai Mozart di trascorrere alcune serate al Teatro Filarmonico a godersi le rappresentazioni operistiche.
A Verona Mozart si esibì pubblicamente due volte: il 5 gennaio 1770 nel ridotto del Teatro Filarmonico dove sollevò tanta ammirazione da indurre il consesso accademico a nominarlo, ad un anno esatto di distanza dall’esecuzione, Maestro di Cappella dell’Accademia Filarmonica, riconoscimento che rimase unico in tutta la storia dell’Accademia.
L’altra esecuzione pubblica avvenne nella chiesa di S. Tommaso Cantuariense: benché i monaci carmelitani avessero cercato di non divulgare la notizia che Mozart avrebbe suonato nella loro chiesa, il 7 gennaio vi fu un gran concorso di popolo al concerto; Mozart suonò sul famoso organo, costruito nel 1716 da Giuseppe Bonatti, sul quale, secondo una tradizione che trovò larga eco tra i parrocchiani di San Tommaso, egli avrebbe inciso il proprio nome. Il particolare sarebbe confermato dalla presenza di tre lettere a carattere romano “W.S.M.” incise nella cassa dell’organo alla sinistra dell’armadietto centrale, databili senz’altro alla seconda metà del Settecento per la circostanza delle due successive dorature a foglia d’oro che hanno ricoperto la scritta. Le lettere significherebbero “Wolfgang Salisb. Mozart”.
Il 7 gennaio, il vescovo Nicolò Antonio Giustiniani, che resse la diocesi veronese avrebbe desiderato trattenere presso di sé i Mozart, ma dovette accontentarsi di una conversazione prima di mezzogiorno. Infatti, nel pomeriggio di quel giorno, il giovane Wolfango era impegnato nell’ultima delle tre sedute tra il 6 e il 7 gennaio nella casa di Pietro Lugiati, nelle quali il fanciullo fu ritratto in una tela famosa. Il dipinto, eseguito su commissione di Pietro Lugiati, rimase nella casa di costui sino alla sua morte, avvenuta nel 1788. In seguito se ne persero le tracce.
Tiziano Brusco