Narrare attraverso dettagli e percezioni Il progetto della “Casa Museo della Fondazione Fioroni” con la mostra “Ospitalità’’

Nel territorio veronese molte importanti iniziative culturali nascono grazie all’impegno, le intuizioni e la vocazione comunicativa e sociale di istituzioni pubbliche e associazioni. In ogni stagione dell’anno, all’interno di palazzi storici e case museo oppure all’esterno, in parchi e luoghi naturali, si realizzano esposizioni, contenitori tematici e confronti. Abbiamo già parlato in queste pagine dell’esperienza di “Arte Venier” a Sommacampagna, rassegna capace di alternare le proposte di cittadine e cittadini della zona alle rappresentazioni di artiste ed artisti di fama.
Un ulteriore progetto di grande valore per la provincia di Verona ci giunge dalla “Casa Museo della Fondazione Fioroni” che nella primavera 2023, con il patrocinio del Comune di Legnago, ha organizzato la mostra “Ospitalità. Casa Fioroni ospita Casa Cinquetti”. L’istituzione legnaghese, nata con l’obiettivo di gestire e promuovere il patrimonio archivistico e museale custodito da Maria Fioroni, è diventata nel tempo un importante polo culturale. La scoperta del museo (con le sue ceramiche, gli arredi, gli arazzi, le collezioni e gli archivi) si alterna a esposizioni, presentazioni e offerte didattiche. Nelle sale risorgimentali del palazzo gli oggetti, in mostra permanente, sono volutamente contestualizzati attraverso una complessa operazione di “ambientazione” che racconta la vita di questi luoghi e le vicende storiche che li hanno caratterizzati. Nelle stanze adibite a spazio temporaneo, invece, le mostre riservano visioni diversificate come la recente personale della veronese Rosabianca Cinquetti che con interessanti suggestioni visive crea il confronto tra due case e due mondi.
Da casa Fioroni, dimora ospitante, a casa Cinquetti, dimora dell’artista, narrata attraverso opere iperrealiste. Il gioco di parallelismi punta a farci comprendere quanto i luoghi di vita siano capaci di trasmettere la nostra storia raccontando visivamente, in modo sorprendente, particolari spesso difficili da cogliere. Dipingere, come sottolinea la stessa protagonista “è un modo molto razionale per esprimere l’irrazionale. La tela bianca e grande mi affascina, mi emoziona, mi incuriosisce, mi provoca”. La narrazione visiva che emerge dalle opere esposte delinea un’esperienza fluida, un resoconto meticoloso disegnato nei minimi dettagli con tecnica sapiente. La pittrice è certamente parte del mondo rappresentato ma, in qualche modo, lo trascende.
Il fenomeno dell’iperrealismo si delinea nel secolo scorso negli Stati Uniti sulla scia della Pop Art ma Cinquetti, nelle sue grandi tele, utilizza una matrice personale derivata da lunghi anni di ricerca artistica che, con minuziosi passaggi cromatici, permette di proporre una visione autobiografica fatta di quotidianità domestica, manufatti di uso comune, luoghi cari e affetti famigliari. La tecnica perfetta evoca una nitidezza che inganna la percezione e nello studio di luci e ombre, pur utilizzando colori e pennelli, riproduce in modo quasi mimetico, persone, ambienti e oggetti inanimati. Lo scenario rappresentato viene osservato dall’occhio dell’artista più e più volte, senza urgenza, a una certa distanza mentale, in una continua esplorazione che ne ripropone un’identità segreta, rinnovata, molto più che silenziosa o anonima. Il racconto visivo che deriva ci appare come uno spaccato di mondo frutto di indagini incessanti e riflessioni profonde sulla nostra condizione esistenziale.
Non solo esatta riproduzione del reale ma sguardo attento e interrogante, espressione dell’anima di chi osserva. Questo modo di vedere rivela una sorta di vita segreta di quanto ci circonda e incoraggia a guardare oltre, a spostare l’attenzione dalla banalità di un oggetto alla magia della sua forma narrando, con grande profondità, i ricordi, le percezioni, i dettagli delle cose e delle storie.

Chiara Antonioli