Nuove sfide per coinvolgere i giovani Il nuovo PAT per attrarre i neolaureati, vogliono affitti bassi e muoversi in bici

Il nuovo Piano di assetto del territorio (PAT), a cui l’assessorato all’Urbanistica guidato da Barbara Bissoli sta lavorando nell’ambito del progetto Viviamo Verona, sarà anche lo strumento che aiuterà a fotografare la situazione corrente e a indicare la direzione attraverso cui la rigenerazione urbana potrà essere uno strumento anche per una crescita sostenibile.
La transizione demografica impone alla città di offrire prospettive e soluzioni possibili, a fronte di questioni relative al processo di invecchiamento della popolazione, alla corrispondente crescente domanda di servizi (sanità, assistenza, accompagnamento) e alla riduzione delle persone in età di lavoro. Centrale quindi il tema delle risorse necessarie alla crescita della domanda di servizi e anche per la città di Verona lo scenario dei prossimi dieci anni si gioca sulla capacità attrattiva e sulla sua capacità di essere inclusiva.
“Negli ultimi 4 anni la popolazione universitaria è aumentata del 30 per cento, ciò grazie alla politica lungimirante del Magnifico Rettore Pierfrancesco Nocini – ha affermato la vicesindaca Bissoli –. Il nostro obiettivo è far sì che i giovani restino a Verona anche dopo gli studi, per lavorare e per formare nuove famiglie, attratti dalle opportunità che la città sa dare a livello occupazionale, abitativo e di infrastrutture. In quest’ottica il processo di redazione del nuovo PAT può incidere con politiche urbanistiche strategiche a medio e lungo termine. I filoni di intervento sono l’housing sociale con locazioni sostenibili, infrastrutture verdi e luoghi di aggregazione, tutte esigenze già emerse durante gli incontri nelle Circoscrizioni. Partire dall’ascolto dei quartieri è fondamentale per avere la mappatura dei bisogni di tutta la città. Quanto agli strumenti economici per realizzare gli interventi, il Comune sta cercando nuovi investitori che siano interessati ad investire sull’housing sociale in locazione e su nuove modalità di partenariato pubblico privato”.
I dati elaborati dal Cresme per il Comune di Verona e illustrati dal suo direttore tecnico Lorenzo Bellicini, tra i componenti del gruppo interdisciplinare che affianca i tecnici dell’assessorato all’Urbanistica, nell’ambito delle azioni di analisi e studio dello stato di fatto finalizzati alla revisione degli strumenti urbanistici, mostrano una situazione in cui, a livello demografico, nel 2023 Verona rimane la prima città del Veneto per popolazione, con oltre 5mila abitanti in più di Venezia (e 49mila in più di Padova, la terza città del Veneto), per un totale di 255.643 persone. E tutto questo nonostante l’impatto che la pandemia ha avuto sulla popolazione e sulle dinamiche insediative: tutte le principali città del Veneto hanno perso popolazione nel 2020, ad eccezione di Vicenza (+975 abitanti). Così Venezia tra 2019 e 2023 ha perso 8.316 abitanti, Verona nel ha persi 3.444, e Padova 2.776.
Una perdita di popolazione che è dovuta principalmente a due fattori: da una parte il saldo negativo tra nati e morti (-1.386 unità nel 2022), e dall’altra le dinamiche dei saldi migratori, sia con il resto dei comuni italiani che con l’estero.
Nel 2022 il saldo interno è di -262 unità. Allo stesso tempo sono immigrati a Verona dall’estero 2.011 abitanti, mentre ne sono emigrati 769: in questo caso il saldo è positivo per 1.242 unità, non sufficienti però a tenere in positivo la dinamica demografica veronese.
La sfida di Verona per i prossimi dieci anni è quella di rimanere una città attrattiva e sempre più inclusiva, soprattutto per la popolazione attiva e per i giovani, con i dati dell’Università degli Studi di Verona che parlano di un incremento della popolazione studentesca del 30% in quattro anni raggiungendo i 27mila iscritti, e con un aumento dell’offerta formativa che oggi include nuovi 28 percorsi diversi.