Ora Baroni finisce dietro la lavagna Nelle ultime sei partite l’Hellas ha raccolto solo due punti con i pari di Bologna e Torino

Diciamolo subito. Non è un processo. Nè un atto di accusa. Ma la sconfitta con il Frosinone manda diritto diritto dietro la lavagna l’allenatore Marco Baroni. Il Verona perde e male contro una diretta concorrente e i conti ora sono in rosso. Nelle ultime sei partite l’Hellas ha raccolto solo due punti, frutto dei pareggi contro Bologna e Torino, realizzando due reti, Ngonge con il Sassuolo, Djuric sul filo di sirena a Frosinone e incassando sette reti. Cifre che certificano il momento negativo dei gialloblù. Il Verona è in linea con la fase difensiva, a Frosinone, così come a Torino e a Reggio Emilia, non disporre di Hien è, indubbiamente, un grave handicap. Ma è la fase d’attacco che non funziona. La rete di Djuric ha fermato l’emorragia da cinquecento minuti e più. Il Verona, non si arrabbi Baroni, non solo non segna, ma produce anche troppo poco. Occasioni con il contagocce, tiri verso la porta avversaria pochi, troppo pochi. Baroni a Frosinone ha visto un Verona “positivo, la prestazione è stata ok ma ci è mancato piglio sottoporta” ha sentenziato l’allenatore toscano. Ma allo Stirpe è andato in scena, anche, l’ottavo Verona in altrettante gare. Per carità, Baroni ha un materiale a disposizione che non è di primissimo livello. Soprattutto non ha un attaccante in rosa che abbia caratteristiche giuste per sostenere l’attuale modulo di gioco. Una prima punta di movimento, brava a giocare spalle alla porta ma anche ad attaccare la profondità. Tanto per essere chiari ed evitare paragoni che già circolano, non c’è Simeone in questo Verona. Djuric occupa l’area, Bonazzoli non è una prima punta, Henry è a corto di preparazione dopo l’infortunio, Cruz è acerbo e anche lui non appare proprio una prima punta di ruolo, tant’è che Baroni ha utilizzato spesso anche il cosiddetto falso nove. E’ stato così al debutto a Pescara quando è stato Ngonge a fare quel ruolo, alternandosi con Mboula che lo ha interpretato contro il Sassuolo. Anche a Frosinone si è tornati all’attacco leggero con Suslov in campo dal 1′. Dopo un paio di mesi di lavoro Baroni non ha ancora chiare le idee sulla formazione, sull’assetto migliore dell’attacco. Le prove tutte, ma è l’allenatore che deve trovare le soluzioni, non altri. Baroni difende il modulo scelto con la difesa a tre. Un’opzione che la squadra gradisce, ha fatto capire, che questo gruppo ha nel proprio dna. Ma se, invece, di cambiare continuamente i protagonisti di una fase offensiva che latita paurosamente non si cambiasse modulo, modo di giocare? Baroni ripete il mantra che “non è una questione di moduli, di numeri, ma di atteggiamento”. Indubbio. Ma se qualcosa non funziona non sarebbe meglio cercare più strade per trovare la soluzione? Senza dimenticare che il lavoro estivo del direttore sportivo Sean Sogliano un abbozzo d’attacco glielo aveva anche confezionato bello e pronto. La Salernitana dei miracoli targata Nicola aveva un coppia d’attacco che il Verona ha bella che pronta. Djuric prima punta, un ariete d’area di rigore, Bonazzoli a girargli attorno. A Salerno, campionato 2021-2022 mica secoli fa, Bonazzoli ha chiuso la stagione con 12 centri, Djuric con 5. L’impressione è che se ripetessero quelle cifre il Verona si potrebbe salvare in carrozza. A Baroni un consiglio. E’ vero, i moduli non contano. Ma per fare gol in campo servono gli attaccanti.

Mauro Baronicni