Parrucchieri&C, 1200 vicini allo stop LA PROTESTA DI CASARTIGIANI E CONFARTIGIANATO

Parla Prando

“Situazione incredibile. Ma il Governo che fa?”

“Cosi non si può più andare avanti. Molte aziende del settore a rischio chiusura per l’applicazione di questa norma che vieta al pubblico di oltrepassare i limiti comunali. Casartigiani Veneto chiede ufficialmente che venga rivista la normativa per l’accesso dei clienti ai negozi anche fuori dai comuni” sottolinea il segretario regionale Prando.
“Tra le tante bizzarrie dell’Italia divisa in tre colori, c’è il caso delle attività ancora aperte con i cittadini che non possono spostarsi.
A subire il danno non sono solo i bar, i ristoranti, la vendita al dettaglio e gli estetisti, ma ci sono anche alcune categorie come i parrucchieri, che oltre al danno si beccano la beffa: i saloni possono continuare a lavorare e a ricevere clienti, ma questi devono essere residenti nel comune, salvo il rarissimo caso di comuni con meno di 500 abitanti, e quindi in un contesto in cui il flusso di clienti è ridotto all’osso, continuando a versare ogni centesimo di tasse, bollette e affitti. .

Nessuno però resta con le mani in mano e non ci sta proprio a sentirsi chiamare “non essenziale” dai ministri del governo e dalla regione: Casartigiani Veneto, dopo il solito silenzio delle Istituzioni oggi ha preso carta e penna e ha chiesto a Regione, Provincia e Prefettura di rivedere le posizioni per queste attività perché non è possibile lavorare in queste condizioni”.
E’ lo stesso segretario regionale Prando, a chiedere che gli spostamento motivati con appuntamento possano essere accettati, visto che i negozi assicurano il rispetto delle norme e che per questo le aziende hanno investito fior fior di quattrini.
“A Verona sono a rischio più di 1200 imprese tra estetiste, parrucchiere e barbieri e metà di loro potrebbero chiudere entro fine dell’anno”

Parla Iraci Sareri

“Servono ristori certi altrimenti sarà la fine”

Non solo acconciatori e centri estetici, ma tutte le attività artigiane autorizzate a restare aperte e quindi a poter lavorare, lasciate nel limbo dell’incertezza, assieme ai loro clienti, circa la possibilità di essere raggiunte anche da fuori comune. “Buon senso e chiarezza devono essere alla base delle regole sugli spostamenti all’interno della zona arancione”, afferma Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona, che ragiona circa il perdurare oramai dalla vigilia di Natale della zona arancione per la nostra regione, nella quale sono così vietati gli spostamenti per usufruire di servizi collocati fuori dal comune di residenza.
“Un aspetto – aggiunge Iraci Sareri – che sta penalizzando diversi nostri mestieri, dal benessere ai calzolai, dalle pulisecco ai sarti e agli orafi, ottici e ortopedici, fotografi e grafici sino all’autoriparazione ed ai riparatori di elettrodomestici. Solo per citare i più numerosi che rappresentano in provincia migliaia di imprese artigiane distribuite in tutti i comuni, anche i più piccoli. Da tempo, ormai, in Associazione riceviamo valanghe di telefonate, messaggi ed e-mail di richiesta informazioni, con imprenditori preoccupati di cosa poter dire ai loro clienti, nel dubbio circa la possibilità di poter continuare ad accogliere coloro che giungono da
altri comuni limitrofi.
Un’incertezza che sta minando alle fondamenta i bilanci di queste attività, strette tra cali di fatturato, anche del 70%, e costi fissi che corrono come al solito. Una situazione insostenibile che ancora di più fa emergere l’esigenza di uscire dalla logica dei ristori per codici Ateco e porti il Governo ad adottare un provvedimento ombrello che vada a sostenere le imprese in base al calo del fatturato, non solo di aprile ma nel corso degli ultimi 9 mesi del 2020”.