Quando a centrocampo c’era Singer Il simpatico nomignolo gli era stato appioppato per la sua capacità a cucire la zona nevralgica

Valentino Fioravanti, una delle migliori penne che il giornalismo sportivo veronese abbia mai avuto, abile a indovinare per ciascun giocatore gialloblù l’appropriato nomignolo, lo aveva simpaticamente chiamato Singer, per la sua innata capacità di “cucire” il gioco nella zona di centrocampo. E Gigi Sacchetti era proprio così, centrocampista di fine intelligenza tattica che sapeva tenere ben unite tra loro le trame di gioco del Verona di Osvaldo Bagnoli. Quello che vinse lo scudetto, tanto per intenderci.
Sacchetti veniva dalla Fiorentina, assieme ad Antonio Di Gennaro e Luciano Bruni. E tutti insieme contribuirono a scrivere quella indimenticabile pagina di storia.
«La partita di domenica – esordisce Sacchetti – è un incontro importante per entrambe. Il Verona, dopo una partenza un po’ stentata, con qualche passo falso di troppo e una vittoria che manca da tanto tempo, sembra aver ritrovato un minimo di equilibrio e solidità. La squadra di Vincenzo Italiano, invece, è un organico di indubbia qualità che pratica un bel calcio. Tutte e due sono alla ricerca di punti per i rispettivi obiettivi: i gialloblù devono salvarsi mentre i viola voglio confermarsi in Europa, magari alzando l’asticella rispetto all’anno precedente. Mi aspetto sicuramente una bella partita». Del Verona gli piace soprattutto Cyril Ngonge. «Sì – confessa – si tratta di un attaccante a mio avviso scaltro, veloce e con tanta qualità, In questo momento rappresenta per me il vero valore aggiunto.
Le sue caratteristiche, inoltre, si abbinano bene con uno come Djuric, centravanti abile a far salire la squadra sfruttando le sue caratteristiche fisiche». E poi c’è anche un certo Henry.
«Sicuramente – commenta – messo finalmente alle spalle il grave infortunio al ginocchio, sta cominciando a ritagliarsi nuovamente il proprio spazio. Il francese rappresenta sicuramente una valida alternativa. La Fiorentina? I viola, come detto, praticano un bel calcio e il loro punto di forza, a mio avviso, è proprio il collettivo. Tuttavia, fanno ancora fatica ad andare in gol, soprattutto in confronto alle occasioni che sono in grado di creare. Dei viola mi piace molto Bonaventura, che a Firenze sembra vivere la cosiddetta “seconda giovinezza”». I gialloblù hanno iniziato ad andare meglio con il nuovo modulo anche se, come ripeteva Osvaldo Bagnoli, la bravura di un allenatore sta nel riuscire a mettere ogni giocatore nel ruolo in cui possa esprimere al meglio le proprie caratteristiche.
«La cosa più importante – puntualizza – è sempre l’atteggiamento che i giocatori mettono in campo. Tuttavia, è altrettanto vero che conta molto anche lo schieramento con il quale vengono impiegati. Soprattutto, tornando a Bagnoli, se i giocatori sono utilizzati in un ruolo adatto alle loro caratteristiche. Diciamo che i due aspetti si completano l’uno con l’altro e la loro corretta combinazione consente il miglior risultato possibile». Il modulo sembra in questo aver limitato l’impiego di Saponara, utilizzato con il contagocce da Baroni. «Anch’io – conclude Sacchetti – non mi spiego questa cosa. Peraltro mi capita spesso di andare a Firenze e tutti mi dicono che Saponara è un giocatore ancora integro e dotato di indubbia qualità. In ogni caso Baroni, che reputo una brava persona e un tecnico preparato, saprà sicuramente sfruttare al meglio le sue qualità e la sua esperienza».
Enrico Brigi