Quando Gibellini portò l’Hellas in A Anche lui è stato un doppio ex. Direttore sportivo dopo aver appeso le scarpe al chiodo

Mauro Gibellini, doppio ex della sfida del Bentegodi tra Bologna e Verona, gioca il confronto tra le due squadre. «Per il Verona si tratta di una partita complicata. Il Bologna è una formazione che gioca un ottimo calcio. Thiago Motta, inoltre, si sta dimostrando un buon allenatore. Lui è stato un signor centrocampista e spesso, quelli come lui, diventano poi anche ottimi allenatori». Ad esempio? «Penso ad Ancelotti, Guardiola o, con i dovuti distinguo, anche a Italiano». Per i gialloblù, quindi, quasi obbligati a vincere, non sarà facile conquistare il successo pieno. «Assolutamente no, per la squadra di Zaffaroni si tratta di una partita da prendere con le molle. Nelle ultime settimane i gialloblù sono cresciuti molto nella fase difensiva. Ora, però, devono fare il salto di qualità anche per quanto riguarda quella offensiva. Bene non prendere gol ma poi se non segni non vinci». Parole sante. Per Gibellini, Verona e Bologna rappresentano due parentesi della sua lunga carriera di bomber, con risultati diametralmente opposti. «A Verona – racconta – ho vissuto una stagione straordinaria quando abbiamo conquistato la promozione in serie A con Osvaldo Bagnoli. C’erano Di Gennaro e Guidolin in mezzo al campo mentre davanti io e Penzo abbiamo fatto quasi trenta gol». Poi, però, le strade si separarono. «Feci probabilmente un errore di gioventù – ammette – perché in A sarei partito come rincalzo ma io avevo desiderio di giocare. Bagnoli mi chiese di restare, assicurandomi che avrei avuto comunque il mio spazio». Invece ? «Invece andò che decisi di scendere di categoria, andando a Bologna. I rossoblù erano appena retrocessi dalla B e fecero la squadra per una pronta risalita». Ai piedi delle Due Torri, però, successe l’impensabile. «Fu una stagione disgraziata. Cambiammo tre allenatori e alla fine mi ritrovai dalla Serie A alla Serie C. Non solo, ero stato attirato anche da una buona offerta economica. Peccato che il Presidente finì in carcere e io non vidi nemmeno i soldi. Oltre al danno la beffa. Per fortuna l’anno dopo sono andato a Como dove ho conquistato un’altra promozione in serie A». Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, Gibellini ha intrapreso la carriera di direttore sportivo, approdando anche in riva all’Adige, ottenendo ottimi risultati con budget sempre risicati. «Nella mia carriera di direttore – confessa – ho sempre lavorato con pochi soldi. Il Verona di quest’anno? Credo che si siano fatti degli errori in fase di costruzione della squadra. In attacco, per esempio, si sono presi giocatori troppo simili mentre uno come Lasagna, andrebbe sfruttato in maniera diversa. È un giocatore che per rendere al meglio ha bisogno di spazi». Alla fine aveva ragione Osvaldo Bagnoli. «Sicuramente – prosegue – i giocatori vanno messi nel ruolo dove possono esprimere le loro caratteristiche». In conclusione, quante possibilità ha il Verona di salvarsi?«Rispetto a prima sicuramente molte di più – conclude Gibellini – ma sistemata la difesa bisogna ora cambiare marcia in attacco».

Enrico Brigi