Quando i classici illuminano la strada In scena lo spettacolo “L’ultimo re Magio’’ di Marco Campedelli, anche narratore

Venerdì 21 aprile alle ore 21 al Teatro Camploy l’associazione culturale Teatro Mondo Piccino Nino Pozzo presenta lo spettacolo teatrale “L’ultimo re Magio”, da “Il vangelo secondo Eduardo” (Claudiana, 2022) di Marco Campedelli. Canzoni napoletane dal vivo con Giuliana Bergamaschi e Luigi Catuogno, entrata libera.
Lo spettacolo prende ispirazione da tre commedie di Eduardo De Filippo: De Pretore Vincenzo, Natale in casa Cupiello e Filumena Marturano.
Ne parliamo con l’autore, Marco Campedelli, che sarà anche il narratore della serata.
La rivisitazione di un classico, il teatro di Eduardo, per capire l’attualità.
“I classici ci aiutano a vedere lontano, a capire dove siamo e dove stiamo andando. Il teatro di Eduardo parla di un’umanità dolente e sognatrice, che è la sua e anche la nostra. “I figli sono figli”, dice Filumena Marturano. E questa “litania laica” ritorna come un mantra, che oggi interroga le nostre coscienze sui diritti civili e sulla dignità delle persone. Cosa può significare nel contesto attuale “ I figli sono figli”, se non il dovere di tutelare gli “invisibili”, siano essi migranti o bambini non riconosciuti? Quello di Eduardo è un vangelo laico: ”Il “vangelo secondo Eduardo”, appunto”.
Che lei immagina come un re Magio…
“L’Ultimo re Magio, quello che arriva tardi ma che, di fatto, incontra lungo tutto il tempo il Mistero che sta cercando. Così lo immaginava Pasolini, che aveva anche pensato un nome per lui: Epifanio. Un re Magio dall’aspetto donchisciottesco, che parte in cerca della stella. E la stella è quella dell’Humanitas: incantata e dolente, ironica e utopica. In De Pretore Vincenzo, Natale in casa Cupiello e in Filumena Marturano possiamo trovare un posto per noi, una sedia intorno alla tavola del suo Teatro”.
Com’è il “vangelo secondo Eduardo”?
“La religiosità di Eduardo non è quella della religione, e in fondo non è quella di nessuna Chiesa. É quella, non convenzionale, di un uomo laico e libero. É la religione dell’uomo; meglio, la religione della “persona”. La sua è un’etica che va oltre la piccola morale borghese, a cui cerca di strappare la maschera dell’ipocrisia. Per questo appare come l’Ultimo re Magio, che indica la stella e la segue, alla ricerca di Bellezza e di Giustizia. Si potrebbe configurare quella che Pasolini chiamava “Bellezza morale”: perché non c’è estetica senza etica, né bellezza senza giustizia”.
Ritorna in questo spettacolo un tema che le è caro: il binomio poetica-politica…
“La canzone civile di Eduardo mette insieme poetica e politica. Evidenzia, cioè, che senza una “poetica”, una “visione”, non è possibile pensare nessuna politica che possa rendere più abitabile la terra. E’ una storia capovolta, in cui gli ultimi diventano i primi e gli scartati i protagonisti”.
Quindi è questa l’attualità del “suo” Eduardo?
“In un tempo di semplificazione e banalizzazione del pensiero, quella di Eduardo è una poetica necessaria. Il suo sguardo sui diversi, sugli ultimi, ci educa all’inclusione, alla convivialità; chiede riscatto per gli esclusi di oggi, e perfino per i morti di ieri. É un teatro che elabora utopie possibili e insegna “buone pratiche” di giustizia. Con il desiderio di realizzare un possibile “paradiso in terra”, piuttosto che rimandare tutto al Cielo”. (rl)