Quando Pacione fermò il grande Verona – di Enrico Brigi L’anno dello scudetto, finì 1-1, in una giornata polare. Gol di Bruni, poi il pareggio

Domenica 6 gennaio 1985 al ‘Bentegodi’ la temperatura era quasi polare con sei gradi sotto lo zero. In campo, Veronae Atalanta. Dopo il vantaggio scaligero di Bruni, come una vera doccia gelata – giusto per restare in tema – giunse a pochi minuti dal termine il pareggio firmato da Marco Pacione. Una gara che lui stesso ricorda con granitica memoria. «Ricordo molto bene quella partita – sono le sue parole – giocata in un’atmosfera veramente gelida. Noi eravamo una squadra neopromossa, per almeno sette/otto undicesimi costituita da esordienti in A. C’erano Stromberg, Donadoni, Magrin e Soldà, tanto per citarne alcuni. Per noi giocare in casa della prima in classifica rappresentava uno stimolo enorme a fare bella figura. Fu un incontro maschio e combattuto. Loro erano una squadra fantastica, allenata da un grande mister come Bagnoli che poi anch’io ho avuto modo di avere per cinque stagioni. Preparammo la partita in maniera attenta, studiando tutte le contromisure. Il Verona ci mise alle corde, andando anche in vantaggio. Per fortuna arrivò il mio gol a pochi minuti dal termine che ci permise di conquistare un importante punto per la nostra salvezza».
TRE ANNI IN GIALLOBLÙ. Dopo l’Atalanta e un’annata poco fortunata con la maglia della Juventus, le strade dell’attaccante di origini pescaresi e del Verona si incrociarono. In riva all’Adige disputò tre stagioni importanti, diventando uno dei bomber più amati. «A Verona ho vissuto una bellissima esperienza – ricorda Pacione – dove siamo riusciti a toglierci diverse soddisfazioni con le cosiddette “grandi”, conquistando anche una qualificazione in Europa, arrivando fino a quarti di finale di Coppa Uefa, eliminati dal Werder Brema. Al giorno d’oggi, con i punti di allora, saremmo potuti andare a giocare la Champions, come sta facendo oggi proprio l’Atalanta».
CINQUE LUSTRI DI CHIEVO. Una volta appese le scarpe al chiodo per Marco Pacione si sono aperte le porte di una luminosa carriera dirigenziale che lo ha portato a essere per oltre cinque lustri il team manager del Chievo Verona. Un’esperienza terminata, purtroppo, in maniera inaspettata, lasciando in lui una profonda amarezza. «L’avventura con il Chievo – ricorda – è durata ben 26 anni. È stata per me un’esperienza bellissima per la quale non smetterò mai di ringraziare il presidente Luca Campedelli. Ora, purtroppo, è finita, e in malo modo.
Hanno voluto colpire solo il Chievo – conclude amaramente Pacione – e quanto è successo è stato veramente vergognoso». Impossibile dargli torto…