Quanto era bello il Verona di Dirceu? “Forse quell’anno giocammo il calcio più bello di sempre” affermano sempre Fanna e Penzo

“Forse quell’anno giocammo il calcio migliore in assoluto”. Lo dicono sempre, Fanna e Penzo, Sacchetti e Di Gennaro. Era il primo Verona di serie A, “costruito con gli scarti delle grandi”, dicono sempre con un po’ di ironia i “vecchi” gialloblù.
Era il Verona di Josè Dirceu, acquistato all’ultimo e presentato a Bagnoli che, lì per lì, fece pure una smorfia. “Ma io ho Guidolin, in quel ruolo…”.
Inimitabile Osvaldo, attento prima di tutto alle sfumature umane. “Se gioca Dirceu, non posso far giocare Guidolin che per noi è stato importante…”.
E così giocò Dirceu, uno dei più grandi giocatori della storia dell’Hellas, capace di infiammare il Bentegodi con le sue giocate da super. Era il Verona a una punta, Nico Penzo, con Fanna libero di andare dove lo portava il cuore, Di Gennaro regista e Dirceu fantasista. Era il Verona che cominciava a prendere le misure all’alta classifica e ancora non sapeva che stava nascendo un sogno infinito.
Era, anche, il Verona di Wladi Zmuda, campionissimo polacco, grande e sfortunato. Un altro big, costretto ai margini da un grave infortunio e poi sempre a inseguire senza riuscire a essere all’altezza della sua gloria. Quel Verona era bello e spensierato, capace di accendere il Bentegodi e di alimentare sogni proibiti. Dove andremo a finire? Nessuno, ancora, lo sapeva.