Quasi 90 anni fa “nasce” la zona Cesarini Un gol all’ultimo minuto in Italia-Ungheria (3-2) conia un’espressione senza tempo

Quando lo sport diventa fotografia della vita. “Ragazzi, ce l’abbiamo fatta in zona Cesarini”. Si dice così, no? Quando succede qualcosa in extremis, non solo nello sport e nel calcio. Quando manca niente e sei già rassegnato, quando hai solo un minuto o poco più, per raddrizzare una storia. Già, succede tutto in zona Cesarini. Ma perchè, si dice zona Cesarini?

CHI E’. L’’espressione prende il nome da Renato Cesarini, un calciatore oriundo argentino che giocò dal 1929 al 1935 con la Juventus, con cui segnò diversi gol nel finale di partita. Cesarini è un estroso, ama la bella vita, le notti brave, a volte arriva direttamente al campo in pigiama. Su di lui si dice e si csrive di tutto, ma quando gioca è protagonista assoluto.
Di tutto e di più. Ma in campo è spesso irresistibile. Esordisce in maglia azzurra nel 1931, ma la indossa solo undici volte, troppo ribelle per il ct Pozzo, che gli preferisce gente più solida. Però arriva quel minuto lì, straordinario e unico. È inverno, a Torino, stadio Filadelfia, c’è pioggia e fango, è il 13 dicembre 1931, l’Italia gioca contro l’Ungheria.
Gli azzurri chiudono il primo tempo in vantaggio, uno a zero, gol di Libonatti. Avar fa l’uno pari, Orsi riporta l’Italia in vantaggio, ma Avar segna di nuovo: due a due al novantesimo. Tutto o niente da rifare. Cesarini la racconterà così: «Mancavano pochi secondi alla fine, dirigeva lo svizzero signor Mercet. Ad un certo punto ebbi la palla. Avevo addosso il terzino Kocsis, un tipo che faceva paura. Non potendo avanzare passai alla mia ala, Costantino. Allora ebbi come unispirazione, mi buttai a corpo morto, tirai Costantino da una parte, caricandolo con la spalla, come fosse un avversario, e fintai, evitando Kocsis. Il portiere Ujvari mi guardava cercando di indovinare da quale parte avrei tirato. Accennai un passaggio all’ala dove stava arrivando Orsi, Ujvari si sbilanciò sulla sua destra, allora io tirai assai forte, sulla sinistra, il portiere si tuffò, toccò la palla, ma non riuscì a trattenerla. Vincemmo per tre a due. E non si fece nemmeno in tempo a rimettere il pallone al centro».

ZONA CESARINI. Quel gol sarebbe diventato mitico in Italia non per la sua importanza, ma in quanto una settimana dopo diede lo spunto ad un altro giornalista di allora, Eugenio Danese, per inventare la “zona Cesarini” parlando della rete decisiva del 2-1 segnata da Visentin nel finale di un Ambrosiana Inter-Roma. Ottantotto anni dopo, grazie a quell’intuizione, la zona Cesarini resta espressione ancora tra più utilizzate per indicare un gol o un intervento decisivo in extremis. Quello che cambia una storia già scritta. No, amico, la devi rifare…