“Quella palla non era già uscita. Se ci fosse stato il Var, era 1-0. Noi avevamo battuto la Juve” Sabato c’è Verona-Juve, una sfida dalle mille storie...

Era una di quelle giornate, “…in cui solo Dio mi poteva fermare”, sospira Zigogol. “Sentivo dentro una forza incredibile…”. Quando c’era la Juve, poi, diventava ancora più forte. “Perchè alla Juve c’ero cresciuto e perchè erano i più forti. Batterli ti dava una soddisfazione ancora più grande”.
Quel giorno, finì 0-0, non male per il Verona di zio Uccio, sempre a lottare per la salvezza. “Ma se ci fosse stato il Var, avremmo vinto noi…”.
Il fattaccio succede proprio alla fine, quando Zigogol prende palla a sinistra e “punta” Cuccureddu. “Quando volevo, il cross lo facevo sempre…”. Zigo finta il difensore, porta la palla sul sinistro, aspetta l’attimo in più e piazza il cross al centro. In porta c’è Zoff, il centromediano è Morini. “Ma il Pedro andò più in alto e colpì di testa. Zoff era in uscita, la palla rotolò in rete…”. Il Pedro è Petrini, bomber sfortunato, scomparso qualche anno fa dopo una vita di battaglie, soprattutto fuori del campo. “Gol”. Il Bentegodi esplode, siamo già al 90’, la Juve non avrebbe il tempo di recuperare. Invece, che succede?
“Succede che l’arbitro, era Michelotti, alza il braccio e annulla. Dice che la palla era già uscita, prima del cross. Impossibile, la palla era sulla linea, Zigo non sbagliava quelle cose…”. A distanza di anni, il giallo resta…giallo. “Io sono sicuro che la palla fosse uscita” ha sempre detto Michelotti. “Non mi sbagliavo e non avevo bisogno del Var o del quarto uomo”. Michelotti di Parma è stato un grande fischietto ann’ ‘70, “…uno di quelli che anche adesso sarebbe tra i più bravi”, dice senza falsa modestia. “Sì, era bravo – ammette Zigo – molto autoritario, ma nonera difficile andarci d’accordo, anche per uno come me. Però quella volta si sbagliò e ci impedì di battere la Juve…”.
Finì in una mezza bolgia. Petrini espulso, volarono parole grosse, Michelotti ebbe il suo bel daffare a calmare gli animi. La Juve l’aveva scampata bella. Zoff e Morini sicuri che la palla fosse uscita, il Verona che fosse ancora dentro.
I 45 mila del Bentegodi (sì, avete letto bene, 45 mila) scatenati. Giusto per dire, quella fu la stagione in cui la Juve vinse lo scudetto a quota 51, davanti al Torino, a quota 50. Il punto “arraffato” al Bentegodi, alla fine, fu decisivo per firmare lo scudetto numero 17. Col benestare di Michelotti, i sospiri di Zigoni, la “rabbia” di don Saverio Garonzi. “Con la Juve lè sempre la solita storia…”. Già, la solita storia.