Reati d’odio, l’Ateneo fa da mediatore E’ sempre più reale il rischio di un’escalation specialmente in una città come Verona

“I reati di odio. Analisi e proposte nel contesto veronese”. È questo l’argomento al centro del convegno per la riunione straordinaria dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori che si è tenuto nella sede del dipartimento di Scienze giuridiche. L’evento è stato promosso dall’università di Verona, dalla Questura di Verona e dall’Oscad – Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori. Dopo i saluti di benvenuto del rettore Pier Francesco Nocini e l’apertura dei lavori a cura del moderatore Stefano Troiano direttore del dipartimento di Scienze giuridiche, si sono tenuti i saluti istituzionali del prefetto di Verona Donato Giovanni Cafagna e del sindaco Damiano Tommasi. A seguire l’intervento di Francesca Romana Capaldo capo segreteria dell’Oscad e vice questore della Polizia di Stato.
Il prefetto Vittorio Rizzi vice-direttore generale della Pubblica Sicurezza con funzioni vicarie, ha tenuto la lectio magistralis dal titolo “Oscad: le nuove sfide dell’antidiscriminazione alla promozione della tutela dei diritti umani”. A seguire la tavola rotonda a cui sono intervenuti il questore di Verona Roberto Massucci, Daniele Butturini docente di Diritto Costituzionale dell’Università di Verona, Andrea Di Nicola direttore del Centro di Scienze della sicurezza e della criminalità. Il convegno è stato chiuso dalle considerazioni finali del rettore.
I temi del convegno
I reati di odio sono motivati da un pregiudizio che l’autore nutre nei confronti della vittima, in ragione della sua origine nazionale o etnica, della sua ascendenza, del credo religioso, dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere o della sua disabilità. In una società mediatica e “social” come la nostra i reati di odio sono intrinsecamente connessi ai discorsi di odio, in particolare online, ovvero a quelle idee fondate sulla superiorità o su forme di espressione che diffondono, incitano, promuovono o giustificano odio e violenza contro gruppi o individui definiti in riferimento a razza, colore, religione, ascendenza, origine nazionale o etnica. Pur se difficili da rilevare statisticamente, in Italia reati e discorsi di odio, in particolare quelli commessi online attraverso i social network e, ora, anche le nuove realtà cosiddette immersive (come i “metaversi”) o mediante l’uso illecito dell’IA, sono in aumento ed è sempre più reale il rischio di un’escalation in cui dalla comunicazione che fomenta l’odio si passi alla commissione di reati, specialmente violenti, motivati dall’odio e dalla discriminazione. Il periodo pandemico che abbiamo trascorso con le sue tensioni, così come le forti pressioni migratorie che il nostro Paese vive e la grave situazione geopolitica internazionale stanno, infatti, rendendo queste sfide sempre più concrete, specialmente negli agglomerati urbani, come la città di Verona.
Così se oggi le società politiche liberaldemocratiche sono particolarmente esposte a pericoli dei reati di odio, le istituzioni hanno una missione incalzante e fondamentale. Un ruolo di primo piano ha, in tal senso, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), che costituisce lo strumento operativo interforze di Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri per la prevenzione ed il contrasto dei reati di odio e di matrice discriminatoria. Ma anche importanti istituzioni come le Università sono chiamate a fornire il proprio contributo scientifico e culturale per aiutare la società tutta a prevenire e a combattere, anche eticamente e civilmente, tali manifestazioni criminose.