Saka sbaglia il rigore e piange. E allora Southgate lo “prende”: “Vieni qua, l’errore è solo mio” Il c.t. inglese “consola” così uno dei suoi, per il penalty decisivo

Abbracci. Di felicità. Di malinconia. Di consolazione. Anche questo è speciale, passato (forse) in secondo piano, presi com’eravamo, dall’esaltare il trionfo e criticare quelle medaglie d’argento “strappate” troppo in fretta dal collo. Ma l’Inghilterra non è stata solo questo.
L’Inghiliterra è, anche, questo abbraccio, un altro che ci resta dentro. E’ (quasi), l’abbraccio di un papà al figlio. E’ mister Southgate, c.t. inglese, che tiene stretto il “piccolo” Saka, 19 anni e un peso troppo grande da portare. Saka ha appena fallito un rigore decisivo, alle sue spalle c’è l’Italia che esulta e lui non riesce a non piangere. E allora, Southgate se lo prende stretto, lo consola, come fa il papà con un figlio. Dopo un esame sbagliato, una sconfitta, come capita a tutti. Senza parole, anche questo, perchè le parole non servono. Saka sa di aver fallito “un esame” importante e forse, a 19 anni, pensa che il mondo gli stia crollando addosso. E ha voglia di piangere, o forse piange davvero e lo fa sulle spalle dell’uomo che lo ha lanciato. Gli ha dato fiducia. Forse troppa. Lo sa anche Southgate, che sta forse pensando all’errore commesso. Ha mandato in campo due ragazzi “solo” per battere i rigori. E ha affidato i tiri decisivi a tre ragazzi, che non possono avere la freddezza, la maturità, la sicurezza che ti viene (anche) dall’età, dal percorso, tecnico e umano.
E allora, anche per Southgate, quell’abbraccio è speciale. E forse, tra le poche parole pronunciate in quegli attimi, c’è anche “scusa, non è colpa tua, quel rigore l’ho sbagliato io”.
E se tornasse indietro mai, se la vita e il calcio ogni tanto ti permettessero un replay, non lo manderebbe mai, sul dischetto, quel campione-bambino che adesso è solo da proteggere. Da se stesso, dalla paura, dalle critiche, dalla voglia di fuggire. No, il razzismo e la stupidità non erano ancora arrivate, lo avrebbero fatto il giorno dopo. Quell’abbraccio è solo protezione e scusa, paura e coraggio, delusione e speranza. “Coraggio, bambino, domani vincerai”.
Raffaele Tomelleri