Salta anche il Giro d’Italia Al momento due ipotesi: posticiparlo di due-tre settimane oppure in settembre Ma in realtà è in dubbio l’intera stagione delle due ruote, comprese le Olimpiadi

Il primo passo l’hanno fatto gli ungheresi, anche loro in emergenza nazionale per il coronavirus e che tanto avevano spinto (e pagato in milioni) per ospitare la grande partenza della corsa rosa il 9 maggio da Budapest.

Pochi minuti dopo gli organizzato del Giro d’Italia hanno annunciato l’inevitabile: la corsa rosa è stata posticipata.

Perlomeno posticipata, perché, parliamoci chiaro, se quest’anno la corsa più amata dagli italiani e seconda gara ciclistica più importante al mondo si disputerà, sarà un mezzo miracolo, vista l’emergenza che ormai sta squassando l’Europa. Ma la volontà di disputarla la corsa è fortissima, spinta anche da un Paese che attende la rinascita.
C’è un piano per spostare il Giro, con due ipotesi sul piatto: quella di far slittare la corsa di due-tre settimane, facendola terminare entro il 21 giugno e quindi a una settimana dalla partenza del Tour de France, anticipata quest’anno al 27 giugno a causa delle Olimpiadi e quella di “sparigliare le carte” chiedendo all’Unione ciclistica internazionale di poterla disputare in settembre-ottobre subito dopo la Vuelta España e il Mondiale.
In entrambi i casi il via sarebbe dalla Sicilia, che avrebbe dovuto accogliere la carovana in arrivo dall’Ungheria il 13 maggio, e i grandi punti interrogativi sono due: il passaggio in Lombardia, cuore dell’emergenza, nella tappa sopra Bormio e l’arrivo della corsa a Milano.
Ma queste ipotesi potrebbero essere superate nell’ambito di una complessiva revisione del calendario internazionale delle corse. Perché, è inutile girarci intorno, qui non è solo a rischio la corsa rosa, che si disputa ininterrottamente dal 1946, la prima edizione dopo la Seconda guerra mondiale, vinta da Bartali e disputata tra le macerie, con le strade dilaniate e i ponti riparati alla meglio dopo i bombardamenti, ma l’intera stagione ciclistica internazionale.

Dopo Tirreno-Adriatico, Milano-Sanremo, Gand-Wevelgem e Fiandre, presto toccherà a Parigi-Roubaix e alle classiche delle Ardenne, Amstel, Freccia e Liegi. E adesso? Se l’emergenza in Europa rientrerà entro aprile (difficile), l’Uci dovrà radunare attorno a un tavolo gli organizzatori e capire il da farsi. Nel frattempo si comprenderà quale sarà il destino delle Olimpiadi di Tokyo che inizieranno una settimana dopo la fine del Tour de France, il 24 luglio, proprio con le gare di ciclismo su strada. Ma se saltassero persino i Giochi, potrebbe davvero disputarsi il Giro? Ecco perché conviene navigare a vista. Di giorno in giorno il panorama può cambiare.

E il direttore del Giro d’Italia, Mauro Vegni, non può far altro che attendere la fatidica data del 3 aprile, quella in cui scadono i decreti del governo per l’emergenza coronavirus, prima di annunciare una decisione sulla corsa rosa.
«L’organizzazione confronterà con il Governo, gli Enti locali e territoriali e le Istituzioni sportive italiane e internazionali», fa sapere Rcs. Perché la volontà è chiara: disputare il Giro d’Italia per farne la corsa “della rinascita”. Uno spot irrinunciabile per mostrare al mondo grazie al ciclismo un’Italia che riparte dopo la grande paura.