“Sambu, ora ti scrivo un whatsapp”. Giovedì 15 alle 17,15 in Letteraria la presentazione del libro Andrea, giornalista, racconta attraverso i messaggi, la battaglia contro un tumore. Benigno

Un libro dal titolo semplice semplice – «Ti scrivo un whatsapp»- ma che trasmette emozioni e trasuda speranza e voglia di vivere in ogni pagina (anzi: in ogni messaggio): è quello nel quale Andrea Sambugaro, ex giornalista dell’Arena, ha raccolto parte dei whatsapp inviati a una trentina di familiari, amici e colleghi da quando, alla fine del 2019, ha scoperto di avere un tumore in testa di dimensioni notevoli, per fortuna benigno. E Benigno l’ha soprannominato fin dal primo minuto. Uno scomodo inquilino di 8,5 centimetri per 6,5 per 3,8 per la cui rimozione è stato necessario un delicato intervento eseguito dal dottor Giampietro Pinna, direttore della Neurochirurgia del Polo Confortini. Sambugaro presenterà il suo libro, edito dalla veronese Scripta e con la prefazione di Enrico de Angelis, giovedì 15 giugno alle 17.15 alla Società Letteraria di piazzetta Scalette Rubiani 1, con i saluti di Lorenzo Reggiani a nome della Letteraria, l’introduzione del giornalista ed editore Beppe Muraro e il dialogo con la collega Chiara Tajoli. L’autore ha dovuto subire un altro intervento nel marzo 2022 per la formazione di altri due meningiomi (i figli di Benigno, come ha sempre sostenuto lui), manifestatisi con una crisi epilettica («non sapevo che cosa stesse succedendo, ha temuto una paralisi se non addirittura di morire»), si è sottoposto a un ciclo di 30 radioterapie in estate dal lunedì al venerdì per un totale di un mese e mezzo ma questo non è bastato per evitare che nella sua testa spuntasse anche un nipotino di Benigno. E ha sperimentato pochi mesi fa la cosiddetta Gamma Knife, il cui esito sarà svelato dalla prossima risonanza magnetica. «Meningiomatosi atipica», l’hanno definita i medici. Eppure Sambugaro non ha mai perso la speranza e con ironia che rasentava l’incoscienza ha continuato a parlare attraverso i whatsapp che scriveva della propria vicenda («guai a definirla dramma, odissea o calvario: sarebbe irrispettoso verso le persone che stanno peggio di me»). E quando gli è stata fatta la maschera perfettamente aderente al viso per affrontare le radioterapie nel bunker al padiglione 23 dell’ospedale di Borgo Trento ha sorriso, obbligandosi così a sorridere ogni volta che si coricava sul lettino e gliela applicavano. Ha fatto il cronista di se stesso, Sambugaro, spedendo dal letto di ospedale (il primo ricovero è durato 40 giorni) whatsapp con bollettini medici fai-da-te, resoconti di come trascorreva il tempo tra una fisioterapia e una logopedia, considerazioni spiritose e ironiche, sempre cercando di sdrammatizzare e al tempo stesso di tranquillizzare i destinatari. Fino alla decisione di raccogliere quei messaggi nel libro che presenterà giovedì alla Letteraria. Whatsapp solo inviati da lui, «altrimenti», dice, «la pubblicazione sarebbe stata trenta volte più lunga. Per ciascuno che scrivevo, mi arrivavano trenta risposte…». In copertina è riprodotto il disegno che Sambugaro fece il giorno delle dimissioni: si immaginò di essere una sedia rossa che guarda il mare.