Scalfaro tira le orecchie agli imbecilli. Aneddoti, “Veleni”, Sgambetti “Onorevoli, non è il caso di urlare così forte il proprio nome” urla per sedare una rissa

Oscar Luigi Scalfaro presiede la seduta durante la quale sarà poi eletto al Quirinale. Ancora la sua candidatura è lontana e da presidente della Camera mostra tutto il suo rigore. Fin dai primi istanti l’aria è elettrica, siamo in piena Tangentopoli e l’antipolitica serpeggia. Il missino Teodoro Buontempo tira 500 lire in testa al Dc Serri e Scalfaro lo riprende: “La invito a distinguere tra un’aula e una piazza di periferia”. Seconda tirata d’orecchie per alcuni deputati che si erano messi a gridare “imbecille” a un avversario: “Onorevoli colleghi, non è il caso di urlare a voce alta il proprio cognome…”. Terza bacchettata, per il missino Carlo Tassi, che al suo invito a prendere posto gli risponde: “Presidente, mi indichi quale articolo del regolamento prevede l’obbligo di stare seduti”. “Se è per questo non c’è neppure una norma che la obblighi a ragionare: è facoltativo!” gli replica Scalfaro.

La candidatura via fax
La tecnologia entra nell’elezione del presidente della Repubblica quando un gruppo di intellettuali, politici e artisti lancia la candidatura di Emma Bonino al Colle. Indro Montanelli e Franca Rame, Rita Levi Montalcini, Lucio Dalla, Margherita Hack, Umberto Veronesi e Claudia Cardinale trascinano il nome della storica esponente radicale a cavalcare i sondaggi grazie a una campagna condotta nei tradizionali banchetti per strada ma anche attraverso l’uso di messaggi via fax. Il Parlamento però non si fa convincere e la candidatura di Carlo Azeglio Ciampi lanciata da Walter Veltroni, sosteniuta da Romano Prodi e siglata da un incontro tra massimo D’Alema e Silvio Berlusconi, giunge al successo al primo scrutinio per la seconda volta nella storia repubblicana.

Il passo da bersagliere
Il nome di Giorgio Napolitano è avanzato dall’Unione dopo la caduta della candidatura di Massimo D’Alema e nell’impossibilità di trovare una convergenza tra Unione e Polo delle libertà. Berlusconi si dice contrario al voto per l’ex esponente Pci e Pds e impone ai suoi di non partecipare al voto. Per esserne certi i leader della Cdl fanno sfilare i propri parlamentari sotto ai catafalchi (le cabine elettorali) a passo di carica, senza sostare nemmeno un secondo dietro le cortine di velluto bordeaux.