Schlein-Bigon: faccia a faccia. Braccio di ferro nel Pd Il voto sul fine vita in Consiglio Regionale ha lasciato uno strascico di polemiche all’interno dei DEM. La segretaria critica l’astensione della Bigon: “Doveva uscire dall’aula. E’ una ferita per noi”. Lei resta nel gruppo PD: “Vorrei incontrarla per chiarire”

ELLY SCHLEIN POLITICA

E’ arrivata da Gubbio, dove il Pd nazionale è riunito in conclave, la tirata d’orecchie per Anna Maria Bigon, la consigliera regionale del Pd che con la sua astensione in Consiglio regionale non ha fatto passare la proposta di legge sul fine vita avanzata dall’associazione Luca Coscioni. “Se il gruppo del Pd vota a favore e ti chiede di uscire dall’aula, è giusto uscire dall’aula, perché l’esito di quella scelta cade su tutti. Siamo per la regolamentazione del fine vita”, ha tuonato la segretaria Dem Elly Schlein. Per la segretaria del Pd è una “ferita aperta”. Dice infatti da Gubbio: “Siamo qua per rilanciare alcune proposte di legge, come quella per assicurare un fine vita dignitoso, è parte del programma del Pd, della mia mozione. E’ un’occasione persa, quella del Veneto, che voleva solo dare dei percorsi attuando quanto previsto dalla Corte. Che la destra abbia sconfessato Zaia non stupisce, ma è una ferita che ci sia stato un voto del Pd”.
Anna Maria Bigon incassa ma non si sposta dalle sue posizioni. Interpellata dalla Cronaca di Verona conferma di essere sempre nel gruppo consiliare regionale del Pd: “Tutto come prima. Ho espresso solo un voto a favore delle persone fragili, le quali possono accedere alle cure palliative per una vera libertà di scelta. Non ho mica commesso reati”, dichiara.
Ha visto le dichiarazioni della segretaria Schlein? L’ha sentita?
“Mi piacerebbe chiarire questa vicenda con lei, perché probabilmente conoscere gli sviluppi e le dinamiche di questo caso. Aprire la discussione è sempre importante all’interno di un partito. Mi piacerebbe avere l’occasione di incontrarla per chiarire”.
I complimenti di Valdegamberi su questa vicenda l’hanno imbarazzata?
“Mi hanno fatto piacere i complimenti e il sostegno ricevuti da tanti esponenti del partito e rappresentanti del territorio”.
Bigon è finita nell’occhio del ciclone dopo che nella votazione finale sulla proposta di legge di iniziativa popolare che avrebbe stabilito percorsi certi alla luce del via libera della Corte costituzionale il Pd aveva dato indicazione di votare a favore oppure di uscire dall’aula.
Si trattava di un voto di coscienza, chi fosse stato in disaccordo con la linea del partito, poteva evitare di votare. Bigon è stata in aula e si è astenuta dando di fatto un voto che ha valore contrario. La spaccatura nel centrodestra con Fdi, Forza Italia e parte della Lega che hanno colto l’occasione per dare un segnale politico al governatore Zaia ha fatto il resto. E il testo della normativa proposto ora è tornato in commissione per ulteriori esami, il che equivale a una bocciatura.
Contro l’astensione di Bigon si sono espressi anche gli alleati, vale a dire Psi e +Europa ma anche Italia Viva. “È un risultato molto triste perché mette in evidenza come il dolore e la sofferenza delle persone non contino abbastanza per metà dei consiglieri regionali. La proposta di legge non stabiliva, infatti, il diritto al suicidio assistito. Serviva solo a regolare tempi e procedure di un diritto già riconosciuto e disciplinato dalla Corte Costituzionale. Serviva a rendere più facile la vita delle famiglie e dei malati che si trovavano di fronte alla certezza della morte e cercavano un via dignitosa. L’attuale maggioranza, invece, ha colto l’occasione per consumare un regolamento di conti interno”, afferma Davide Bendinelli, sindaco di Garda e Presidente di Italia Viva Veneto.
“Dalle fila del Pd è arrivato il colpo più deleterio: la consigliera Annamaria Bigon ha deciso di astenersi rimanendo in aula, siglando, così, la sconfitta della proposta”.