“Scusi, Farina: lei ha soldi?” “Schei no, ma go tanta tera che podarèa sepelirve tuti…”

Un’enciclopedia aperta sul calcio di ieri e di oggi. Sbagli se pensi che Giussy Farina sia solo quello del Real Vicenza e di Paolo Rossi. Lui è molto di più. E adesso che gli anni son passati guarda il tutto dalla collina. Riavvolge il nastro e tutto gli appare terribilmente chiaro.
“La vicenda del Milan?” ti chiede scrollando le spalle.”Semplice. Me l’hanno sottratto in guanti bianchi, perchè dietro c’era un’operazione politica. Berlusconi lo voleva, Craxi fece di tutto per accontentarlo.
Il mio Milan non è fallito, c’erano pure degli utili, altrochè bancarotta fraudolenta e altre storie…”. Non c’è un filo di rabbia, rassegnazione
piuttosto. E la saggezza di chi ne ha viste troppe per stupirsi ancora.
“Pensi che mi son fatto anche due giorni di galera per questo. E poi,
un anno di servizi sociali, come se fossi un delinquente da tenere d’occhio…”
Il gusto della battuta non gli è mai mancato. “Vendette? Macchè vendetta.
Mi son fatto un anno di servizi sociali e poi mi sono messo sulla riva del fiume, come i cinesi. Ho aspettato. E dopo trent’anni, chi passa nell’acqua del fiume? Berlusconi, appunto. Anche lui ai servizi sociali, sia pure
per altre cose…”.
Strizza l’occhio, Giussy, il padrino di Paolo Rossi. “Certo, lo ricomprerei ancora, questo è sicuro” osserva. “Facile adesso dire che si poteva fare diversamente. Le cose le devi sempre vedere nel contesto in cui sono accadute. Che poi Boniperti abbia voluto fare il furbo questo è un altro discorso. Che poi l’abbiano fatta pagare al Vicenza che si era permesso di fare un dispetto alla Juve, un’altra storia…”.
Potrebbe scrivere un libro. “Beh, eravamo arrivati secondi e l’anno dopo, con
la stessa squadra, siamo retrocessi. Qualcosa di strano dev’essere successo, no?”. La smorfia è la stessa, la solita di una vita di calcio, mai banale e scontato. Come quella volta che…”andai ai Mondiali di Spagna e dopo la
prima partita con la Polonia, 0-0, alla sera andai a cena con un po’ di giornalisti. Io parlavo in libertà, si era tra amici. Loro scrissero tutto, il giorno dopo. Io avevo un po’ criticato il gioco dell’Italia, che aveva lasciato solo Rossi. Si scatena un putiferio, Bearzot rassegna le dimissioni che poi ritira. Io
me ne devo tornare di corsa in Italia…”. O come quella volta che si presentò ai consiglieri del Milan, dopo averlo acquistato. Qualcuno gli chiede, con tono un po’ sarcastico: “Scusi, Presidente, ma lei ha le capacità finanziarie per gestire il Milan?”. Farina lo guarda, immaginarsi il sorrisino ironico che accompagna la risposta. “Schei no ghe no miga, ma go tanta tera da sepelirve tuti…”.
Questo e non solo, è stato Giussy Farina. “El scriva che quei come Farina e Garonzi, oggi, sarebbero dei fenomeni”.
Raffaele Tomelleri