Se la solitudine è compagna di viaggio – di Sara Rosa Bisogna saper ascoltarsi, concentrarsu su se stessi e non temere le proprie fragilità

Gestire la propria condizione di solitudine, reale o percepita che sia, inevitabilmente accompagna ognuno di noi nel proprio percorso di vita. Pur partendo dal presupposto che la solitudine è una condizione umana necessaria per la nostra crescita, negarla di fatto sarebbe come confutare la nostra stessa esistenza, quando diviene uno stato abituale di “disconnessione” dagli altri può generare importante malessere.
Può essere una compagna ambivalente e la relazione con lei può diventare più complessa in questo periodo dell’anno, connotato dalle festività, in cui la ricerca di vicinanza, intimità e affettività è più forte. Se il gap tra come vorremmo sentirci nella relazione con l’altro e come ci sentiamo realmente è ampio, il sentirsi soli può divenire soverchiante.
La socialità per essere funzionale deve essere costruita da relazioni sane, sentite e vere. Se quello che percepiamo attorno sono solo rapporti artefatti, fittizi e di facciata allora la sensazione di esser soli sarà ancora più predominante.
Le relazioni mal funzionanti che ci fanno sentire abbandonati, stimolano i centri cerebrali del dolore fisico, soprattutto per la porzione del cervello chiamata insula, importante per l’emotività, le funzioni cognitive e l’esperienza interpersonale.
Se esacerbata la solitudine può co-determinare effetti negativi non solo a livello psicologico, ma anche fisico, favorendo una risposta immunitaria generalmente più bassa, con un maggiore rischio di patologie. Recenti studi sostengono che la solitudine sia una condizione sempre più diffusa e in tutte le fasce di età. Se la Pandemia da Covid-19, ha aumentato in modo esponenziale il senso di distacco dall’altro, anche alcuni tratti caratteriali come la risolutezza, la riservatezza, l’introversione e una tendenza alla riflessione incidono ulteriormente in tal senso. Inoltre, per chi ha difficoltà a entrare in relazione, la stessa solitudine può divenire l’altro da sé e riflettere un luogo di rifugio dove ripararsi.
La solitudine è quindi soprattutto uno stato mentale, che ci può far sentire soli anche se in mezzo agli altri. Partiamo dall’ascoltarci, dal concentrarci sulle nostre esigenze e ricerchiamo in noi la forza di consolarci abbracciando le nostre fragilità.
*psicologa e psicoterapeuta