Serve una cura forte, ma non c’è tempo La grande incognita sarà legata alla riapertura delle normali prassi contrattuali

La dinamica imprenditoriale veneta nel periodo luglio-settembre 2020 mostra una leggera contrazione con il Veneto che chiude il terzo trimestre del 2020 con un -0,6% rispetto al terzo trimestre del 2019.
ll calo a livello è più marcato per i comparti industriale (-1,4%) e agricolo (1,3%); il terziario invece mostra di reggere quasi in equilibrio (-0,4%). In Italia, a livello tendenziale, si contraggono esclusivamente industria e settore agricolo. Sostanziale equilibrio, sia a livello regionale che nazionale, per le variazioni congiunturali, tuttavia la lettura di questo dato è solo parziale, perché i fallimenti sono aumentati dl 2018 al 2019 del 11,8 % e sul 2020 il dato non è confrontabile per le varie sospensioni in corso.
La grande incognita sarà legata al mondo del lavoro e alla riapertura delle normali prassi contrattuali dove le aziende si troveranno a fare i conti con una serie di difficoltà da affrontare legate alle contribuzioni previdenziali rinviate, al termine della cassa integrazioni, al calo dei fatturati e alle reali possibilità di mantenimento delle forze lavoro.
Gli ultimi dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, nel terzo trimestre 2020 ci dicono che le dinamiche sono fortemente influenzate dalle perturbazioni indotte dall’emergenza sanitaria.
In Veneto continuano a diminuire gli occupati ed aumentano fortemente i disoccupati, in un contesto di diminuzione degli inattivi. Il numero di occupati scende dello 0,8% rispetto al secondo trimestre 2020, del 3,1% rispetto al primo trimestre e del 2,8% rispetto ad un anno fa; a soffrire di più sono donne e lavoratori indipendenti.
Le persone in cerca di lavoro crescono in misura significativa, soprattutto gli uomini, e sono nel complesso il 38,3% in più rispetto a quelle registrate a fine giugno, il 21,6% in più rispetto a quelle rilevate nei primi tre mesi dell’anno ed il 25,6% al di sopra di quelle che cercavano un anno prima. Di conseguenza il tasso di disoccupazione veneto aumenta e a fine settembre risulta pari al 6,4% contro il 4,7% di tre mesi prima, e il tasso di occupazione è pari al 65,6% contro il 65,9% di tre mesi prima e il 67,4% registrato a fine marzo.
Secondo Casartigiani Veneto vi sono dei segnali molto preoccupanti su cui bisogna ragionare subito visto il calo dell’occupazione (in Italia si sono persi 426.000 posti in un anno – 101.000 solo nel mese di dicembre), Il forte calo dei rapporti temporanei, e del lavoro autonomo, e la mancanza di effetti su quella ampia fascia spesso considerata marginale del mercato del lavoro, vale a dire i precari e le partite Iva. Parliamo – afferma Andrea Prando – dati alla mano, di 393mila occupati a tempo in meno, e -209mila indipendenti as livello nazionale e il 10% circa sono in Veneto.
Riteniamo quindi – conclude Prando – che le misure come il decreto Dignità vadano profondamente ripensate perché non hanno centrato l’obiettivo del contenimento delle conseguenze dell’emergenza. Così come la rete di protezione per “i precari e autonomi” e le politiche attive, ancora, colpevolmente, al palo.