Setti, niente incasso del 10% su cessioni Il presidente messo in difficoltà quando il passaggio di proprietà sembrava cosa fatta

MAURIZIO SETTI PRESIDENTE VERONA

L’attenzione è tutta rivolta al campo. Giustamente e doverosamente visto che in palio c’è un tesoro che è dell’intera città non solo della sua squadra di calcio.
Il presente è ricco di incertezze ma l’Hellas di Marco Baroni ha dimostrato di esserci e, nonostante tutto, di potersela giocare sino in fondo. Un presente che coinvolge, una squadra magari non bella da vedere ma che appassiona, che induce il tifoso ad essere ottimista. Dopo le due affermazioni contro Sassuolo e Lecce, l’Hellas è chiamato ad un confronto sulla carta impari, contro il Milan prima di affrontare un’altra gara vitale, la trasferta a Cagliari il Lunedì dell’Angelo.
Questo è il presente e il futuro più immediato. Ma riguarda il campo, l’aspetto certamente più importante ma non unico nel mondo del calcio. Soprattutto in casa Verona. Perchè le nubi si addensano sul capo della società, del suo patron, Maurizio Setti.
Ammesso, come tutti speriamo, ma non altrettanto concesso, che il Verona raggiunga la salvezza, che ne sarà dell’Hellas ai nastri di partenza della prossima annata? Che cosa, in definitiva, accadrà nelle stanze di via Olanda, sede del sodalizio gialloblù?
Le ultime notizie acuiscono le incertezze, le preoccupazioni. Setti, infatti, dovrà rinunciare a larga parte del suo compenso e all’idea di ricavare il 10% “delle plusvalenze da cessione dei giocatori realizzate e da realizzarsi dal 1 gennaio 2024 al 30 giugno 2024”.
Ma c’è dell’altro. Il delegato del giudice che custodisce le quote sequestrate a Setti, ha richiesto la revoca dell’amministratore unico della società, che era appunto Setti, fino al dissequestro delle azioni e comunque per la durata massima di tre anni. Fissati anche gli emolumenti che spettano al nuovo Cda.
Un compenso pari a complessivi 600 mila euro, 50 mila spettanti ai due consiglieri di amministrazione, il rimanente a Setti, ma sulla cifra, comunque, “si dovranno detrarre le somme già percepite sino ad oggi, con espressa rinuncia alla percentuale del 10% sulle plusvalenze eventualmente realizzate nel corso dell’intero esercizio 2023-2024 e con la richiesta di restituire le somme eccedenti la soglia di euro 500 mila, a qualsivoglia titolo eventualmente percepite dall’Amministratore Unico, durante l’esercizio in corso o eventualmente di imputarle ai compensi degli esercizi successivi”.
Insomma piove sul bagnato per il presidente Setti. Le quote di proprietà sequestrate dal Tribunale di Bologna per il braccio di ferro con l’imprenditore Gabriele Volpi, la rinuncia al ruolo di Amministratore Unico e il conseguente vantaggio economico, l’azienda con il marchio Manila Grace, il più importante brand riconducibile a Setti, che a maggio dello scorso anno è stata ammessa al concordato preventivo dal Tribunale di Modena e attraverso un’asta pubblica, acquistata ad inizio anno dal gruppo Casillo.
Tutti passaggi che hanno messo e mettono Setti spalle al muro, in chiara difficoltà. Il passaggio di proprietà sembrava cosa fatta ma la doppia visita della Guardia di Finanza alla sede del Verona del dicembre scorso, ha inquinato definitivamente la trattativa che si è arenata di fronte al sequestro delle azioni dell’Hellas.
Sotto il profilo squisitamente procedurale, il Verona potrebbe ancora essere venduto, passando attraverso il Giudice, ma chi è quell’imprenditore, volendo anche quel fondo, che acquisterebbe una società di cui non ha la certezza dell’attuale proprietà?
Interrogativi a cui dare risposte per portare un briciolo di chiarezza sul futuro societario del Verona. Giusto e doveroso pensare al campo, alla volata salvezza. Ma al di là di questo presente, il futuro mette paura.
Mauro Baroncini