“Sì, mi tremavano le gambe quando andai sul dischetto”. O milesimo, è la notte di Pelè ACCADDE oggi: il 19 novembre 1969, stadio Maracanà, Rio de janeiro

«Pelé tirò. Sfiorai il pallone, ma non riuscii a pararlo. Con il tempo, le cose cambiarono. Mi abituai al fatto e oggi convivo molto piacevolmente con quel millesimo gol» dirà il portiere argentino del Vasco de Gama Edgardo Andrada. Chissà cosa sarebbe successo se glielo avesse parato. Forse non sarebbe più uscito dal Maracanà. È la sera del 19 novembre 1969, quella che passerà alla storia come la notte di O Milèsimo, il millesimo gol di Pelè in carriera. O almeno così è per i biografi. Al Maracanà si gioca Santos-Vasco de Gama, incontro valevole per la Taca de Prata, altresì Torneo Roberto Gomes Pedrosa, uno dei più vecchi trofei della tradizione brasiliana. A Pelè, che ha già vinto praticamente tutto sia con la maglia del Santos che con quella della Selecão, manca una ciliegina da mettere sulla torta del mito: è a quota 999 reti in carriera. Il gol numero 999 lo ha segnato a João Pessoa, una cittadina nello stato di Paraíba, contro la squadra locale chiamata Botafogo. Il millesimo avrebbe potuto realizzarlo il 15 novembre a Salvador de Bahia, se il difensore della squadra locale Nildo, non gli avesse negato sulla linea di porta un gol già fatto.
Così si arriva alla serata del Maracanà contro il Vasco. La partita pare però essere stregata: quel diavolo di Andrada gli para tutto, e quando non ci arriva è la traversa a dire di no a O Rey. Non ci si schioda dall’1-1, ma al 34’ proprio Pelè, lanciato a rete, viene abbattuto in piena area. Rigore. Il rigorista del Santos è Rildo, ma i centomila del Maracanà invocano a gran voce il nome di Pelè, così come il telecronista della televisione brasiliana. Tocca a lui: «Ero un giocatore affermato, eppure quando andai al dischetto mi tremarono le gambe» confesserà. Pelè batte di piatto destro, Andrada intuisce tuffandosi sulla sua sinistra, sfiora la palla, ma non basta. È O Milèsimo. Invaso da fotografi e tifosi, in campo succede di tutto. Lo portano in trionfo. Andrada si toglie la maglia; sotto ne ha un’altra con la scritta “1000”; la offre a Pelè che la indossa e fa il giro del campo nel delirio dei centomila. Non si gioca più. Alla storia passano in due; chi fa il millesimo gol e chi lo subisce.
«Ho voluto bene al ricordo di quel rigore come a un figlio» dirà Andrada. Pochi giorni prima della partita, all’uscita Pelè ha beccato dei bambini rubare le auto vicino allo stadio: così si spiega il motivo della sua dedica: «Per l’amore di Dio, gente mia, ora che tutti mi state ascoltando, faccio un appello speciale a tutti: aiutate i bambini poveri, aiutate gli abbandonati. È il mio unico appello in questo momento speciale per me». Su una parete del Maracanà tolgono il velo a una targa celebrativa del suo millesimo gol. Era tutto pronto. In Brasile si fa festa tutta la notte: per O Milèsimo le poste brasiliane emettono un francobollo. La notizia fa il giro del mondo: «Mille gol? Allora deve trattarsi di una magia» commenta in Inghilterra Bobby Charlton; «Me ne mancano solo 300 per raggiungerlo» ironizza in Germania Uwe Seeler.
Questa la storia di O Milèsimo. A fine carriera i gol saranno 1281. Almeno quelli ufficiali. Di quel 19 novembre 1969 il poeta brasiliano Carlos Drummond de Andrade ha detto: «Non è difficile segnare mille gol come Pelé, è difficile segnare un gol come Pelé…».
Elle Effe