Sol fa il punto sul cambio del clima Verona entra nell’associazione nazionale Città dell’Olio: consegnata la bandiera

I cambiamenti climatici, ma anche la concorrenza internazionale e la competizione sui prezzi, i dazi che non facilitano l’armonizzazione dei mercati e la necessità di migliorare la visibilità e la riconoscibilità dell’olio di oliva sui diversi mercati. Sono le sfide che il settore olivicolo oleario deve affrontare, secondo María Juárez, responsabile dell’Unità Economia e Promozione del Consiglio Oleicolo Internazionale (COI), dopo un 2023 caratterizzato da un sensibile calo di produzione e un conseguente marcato rimbalzo dei prezzi e «con la previsione anche per la campagna in corso di un taglio delle produzioni del 6%, provocata dalla concomitanza di più fattori: periodi di fioritura asincroni, raccolte precoci per l’avvento di alcune patologie come la Xylella fastidiosa e fasi di siccità».
Il clima che cambia e l’influenza sui mercati è uno dei temi affrontati al convegno inaugurale «La nuova geografia dell’olio mondiale, tra produzione e consumo», moderato dal giornalista Michele Bungaro, della 28ª edizione di SOL, International Olive Oil Trade Show, nel corso del quale è stata annunciata la partnership tra Veronafiere e la Fundacion de Olivar, un osservatorio internazionale per il monitoraggio delle produzioni e dei prezzi dell’olio e che costituisce un punto di riferimento per il settore.
“Questa partnership fra Italia e Spagna – ha dichiarato Raul Barbieri, direttore commerciale di Veronafiere – non solo rafforzerà i legami tra due nazioni che sono da sempre al cuore dell’industria olivicola, ma aprirà nuove opportunità di crescita e sviluppo su scala internazionale”.
Dopo un ventennio di continua crescita, con la produzione mondiale di oli di oliva passata da 1,8 milioni di tonnellate nel 1992/93 fino alle 3,4 milioni di tonnellate della campagna olearia 2010/2011, secondo i dati del COI, le oscillazioni produttive sono diventate la norma con cinque campagne olearie negli ultimi dieci anni a 2,4-2,5 milioni di tonnellate e altrettante abbondantemente sopra le 3 milioni di tonnellate. Più lineare, invece il trend dei consumi, raddoppiati in trent’anni e passati da 1,6 milioni di tonnellate a 3 milioni di tonnellate nel mondo.
L’Italia può guardare con ottimismo allo scenario futuro, anche perché, ha sostenuto Rossella Cernuto, Senior Analytics Executive di NielsenIQ, «l’olio extravergine di oliva nazionale è irrinunciabile sulle tavole degli italiani».