“Sono Iorio, il beach soccer sono io” “L’ho importato dagli Stati Uniti, oggi il mio mondo è questo e mi sento realizzato”

Maurizio Iorio nasce a Milano il 6 giugno 1959 da genitori di origine campana. E’stato grande attaccante che ha vestito maglie prestigiose, tra cui quella del Torino, della Roma, della Fiorentina, dell’Inter, del Genoa e del Verona.
Che ricordi ha dell’esperienza al Verona?
Fu un’esperienza di vita e di calcio fantastica. I ricordi sono tutti positivi, eravamo una squadrona. La città è meravigliosa e non posso che parlare bene della tifoseria gialloblù.
Qual è stato il suo più grande rimpianto da calciatore?
*Non ho alcun rimpianto, anche se provai un po’ di dispiacere quando dovetti tornare a Roma al termine della stagione 83-84 in cui siglai 14 gol con la maglia del Verona. Il mio cartellino era in comproprietà tra la Roma e il Verona, ma i giallorossi lo acquistarono definitivamente. Fu un mezzo trauma per me lasciare Verona.
Al termine della carriera da calciatore si ha paura del futuro?
*Io non ho avuto paura, un calciatore deve avere l’intelligenza e la freddezza di capire che è stata una parentesi di vita. Decisi di smettere e fui preparato a ciò che mi sarebbe capitato dopo. Inoltre non ho mai voluto avvicinarmi al mestiere dell’allenatore.
Di cosa si occupa oggi?
*Mi sono dedicato ad attività lontane dal mondo del calcio, ma una grandissima soddisfazione è quella di aver importato una lega dagli USA, il Beach soccer. In Italia è da più di 20 anni che questo sport viene praticato. Oggi sono concentrato prevalentemente su questo mondo.
Ci parli della sua avventura da commentatore a Sky Sport..
*Ho lavorato per tanti anni con Sky ed è stata un’esperienza fantastica. Bisogna essere super preparati, fare il commentatore è un mestiere difficile.
Qual è l’ingrediente fondamentale?
*Il segreto di un commentatore televisivo è quello di essere equilibrato: è importantissimo tarare e pesare le parole che si utilizzano poiché ci rivolgiamo a telespettatori appartenenti a differenti fasce d’età e genere.
Diego De Angelis