Soroptimist, che idea: l’Oasi delle Api Donata ai “Mulini Perduti” di Pastrengo un’arnia che può contenere fino a 60 mila api

Una casa per le amiche api, preziose alleate della biodiversità e di un buon 70% del paniere agroalimentare che finisce sulle nostre tavole. Non solo insetti “pungenti” da cui tenersi alla larga, dunque, ma un vero e proprio bene sia per la salute dell’ambiente che dell’intera umanità.
Una risorsa da far conoscere e proteggere. Cosa che il Soroptimist International Club di Verona ha appena fatto con il progetto “Oasi delle Api”, service nazionale nato in occasione del Centenario dell’associazione di professioniste presente in tutto il mondo, attraverso il quale le socie scaligere hanno donato a Daniela Begnini, titolare dell’azienda apistica “Mulini Perduti” di Pastrengo, un’arnia in grado di ospitare fino a 60mila api, per poi concludere l’iniziativa con un momento di formazione sul ruolo delle impollinatrici, celebrato fin dall’antichità – come riportato dall’esperta di materie classiche Giovanna De Finis -, nonché sui pericoli ai quali sono perennemente esposte.
«Un mondo che permette di perdere queste piccole collaboratrici, utili a garantirci gran parte della frutta e verdura indispensabili al nostro nutrimento e alla salvaguardia dell’ecosistema, è destinato a povertà e diseguaglianze», commenta la presidente del Soroptimist Club di Verona Annamaria Molino, oncologa, spiegando le ragioni del progetto che ha inaugurato le attività dal vivo 2021.
«I cambiamenti climatici, l’uso intensivo di pesticidi, malattie e monocolture, sono le cause principali dello spopolamento di api in corso ormai da diversi anni», ha svelato Begnini, che nella sua piccola tenuta di Pastrengo è riuscita a mettere al riparo numerose colonie d’api, allestendo un apiario circondato da sorgenti di nettare e composto di circa trenta alveari, compresa l’arnia con il logo del Soroptimist Club di Verona.
«I continui sbalzi di temperatura e le gelate hanno bruciato moltissime fioriture, insieme alla riduzione della biodiversità, privando i nostri insetti di fonti di sostentamento. Così gli apicoltori sono costretti a nutrirli di persona. Ad oggi, dunque, l’ape mellifera non può sopravvivere da sola, ma ha bisogno di essere accudita. Per questo non sentirete mai un apicoltore dire che “va al lavoro”, ma che “va dalle api”», spiega Begnini, nel Veronese una delle pochissime apicoltrici professioniste, oltre che ambasciatrice e donna dei mieli. «Le api sono anche grandi maestre – dice – perché insegnano la collaborazione. Solo mettendosi insieme riescono a fare grandi cose come il favo, una costruzione perfetta, fatta di cellette esagonali che sono frutto di un lavoro esclusivamente di squadra». E così il ghiottissimo miele.
Da Orazio a Virgilio, passando per Esopo e altri cantori della natura, l’ape assurge a protagonista anche tra le pagine di celebri opere letterarie o versi poetici. Nell’Iliade di Omero è simbolo della forza guerriera; per il poeta Callimaco paradigma della donna virtuosa. Guai dimenticare questo…