Spese obbligate, mai state così alte. L’allarme di Confcommercio Verona Arena: “Presto si vedrà l’effetto dei maggiori prezzi sul reddito e sul potere d’acquisto’’

Gli aumenti record di carburanti, energia e gas fanno schizzare le spese obbligate; nel 2022, stando all’analisi di Confcommercio, sfioreranno il 43%, una percentuale mai raggiunta nella storia economica del Paese.
“L’effetto sui consumi sarà inevitabile e dirompente, con una compressione delle spese libere proprio in un momento in cui assistevamo finalmente a segnali di ripartenza post-pandemia”, commenta il presidente di ConfCommercio Verona Paolo Arena. “I dati del nostro Ufficio studi parlano chiaro: su un totale di oltre 19 mila euro pro capite l’anno di spese complessive, per quelle obbligate se ne vanno 8.154 euro a testa, oltre 150 euro in più rispetto all’anno scorso”.
Tra queste spese, la quota principale è rappresentata dall’abitazione con 4.713 euro, ma il contributo maggiore all’incremento complessivo viene dall’aggregato energia, gas e carburanti (1.854 euro) che, nella media del 2022, raggiunge un’incidenza sul totale consumi del 9,7%, anche in questo caso un valore mai registrato prima.
“Assistiamo, anche a Verona, a un sensibile recupero della domanda relativa ai servizi, soprattutto quelli legati al turismo e al tempo libero, che comincia a beneficiare anche del ritorno degli stranieri, ma questa fiammata dei costi rischia di cancellare la crescita”, fa presente il direttore generale di ConfCommercio Verona Nicola Dal Dosso. E aggiunge: “Per i beni la situazione appare più complessa, con settori in piena crisi, come l’automotive, ed altri, come l’abbigliamento e le calzature e alcuni durevoli per la casa, in cui la ripresa è alterna e stentata. Per gli alimentari la riduzione è da ricollegarsi sia ad un effetto sostituzione con i consumi fuori casa, sia a comportamenti più prudenti delle famiglie, soprattutto di quelle a basso reddito, in considerazione dell’accentuarsi delle tensioni inflazionistiche su alcuni beni”. “Queste ultime – conclude Dal Dosso – non accennano ad attenuarsi e dovrebbero portare, nella migliore delle ipotesi, a una variazione dei prezzi al consumo nella media del 2022 attorno al 6,5% e nella peggiore ad un valore superiore al 7%”.
Oltretutto, nonostante il positivo andamento registrato nel 2021 (+5,4%) e il permanere anche nel 2022 di un’evoluzione positiva (+2,6%) i consumi delle famiglie, in termini aggregati, sono ancora distanti dai livelli di spesa e dalle abitudini di consumo precedenti la pandemia.
“Fino a maggio i comportamenti delle famiglie non sembravano risentire in pieno della fiammata inflazionistica, presto però l’effetto dei maggiori prezzi sul reddito reale e sul potere d’acquisto della ricchezza detenuta in forma liquida si farà vedere”, riprende Paolo Arena. “A giugno, infatti, la fiducia delle famiglie, in tutte le sue componenti, ha mostrato un forte calo, dopo la riduzione di quasi 50mila occupati osservata a maggio. Inutile nasconderlo: abbiamo forti timori per settembre quando, finito l’effetto delle vacanze estive, si tornerà a fare i conti con i costi dell’inflazione”.
Soluzioni? “Per evitare di deprimere i consumi e congelare la ripresa è necessario che l’Europa metta un tetto al prezzo del gas e il Governo agisca più incisivamente su caro energia e cuneo fiscale”, sottolinea Arena.