Suini, macellazioni a regime ridotto e prosciutti in difficoltà

Le macellazioni a regime ridotto, a causa dell’emergenza coronavirus, stanno influenzando negativamente la filiera dei suini. Il calo dei consumi dovuto alla chiusura di tutto il settore della ristorazione e delle mense scolastiche ha ridotto fortemente l’attività di macellazione, costringendo a una riorganizzazione interna anche a causa delle norme sulla sicurezza legate alla manodopera. E a risentirne fortemente è il segmento dei prosciutti dop.
“Gli allevatori sono molto preoccupati”, spiega Marta Turolla, direttore di Cia Agricoltori Italiani Verona, “perché se tra una decina i giorni non si torna a lavorare a pieno regime il suino pesante italiano, quello usato per le produzioni legati a prosciutti e salumi dop, potrebbe andare fuori peso e quindi non essere accettato dai disciplinari di produzione. Con le cosce destinate ai prosciutti e alle produzioni pregiati stiamo facendo fatica anche a causa dei problemi di trasporto e con i blocchi delle frontiere per quanto riguarda l’export. Per fortuna per ora c’è molta richiesta di carne fresca dalla Gdo, però proprio a causa del calo delle macellazioni stiamo andando in esubero con la quota di tagli congelati”.
Secondo i dati di Veneto Agricoltura relativi al 2018 gli allevamenti con finalità da reddito in Veneto sono 1.885, con 633.000 capi censiti. Le province dove si concentra la produzione sono Verona, che detiene circa un terzo del totale, seguita da Treviso (20%) e Padova (17%). Quindi Rovigo, Vicenza e Venezia. Il Veneto produce circa il 10 per cento dei suini sul totale nazionale per la dop prosciutti.
Conferma Antenore Cervi, referente del settore suinicolo di Cia Agricoltori Italiani. “Il grosso problema per gli allevatori è che l’industria di trasformazione sta subendo cali di vendite dei prosciutti stagionati, un settore che in Italia vale 8 miliardi. Il prosciutto era già in difficoltà prima e ora temiamo la bastonata, anche perché potremmo perdere i periodi più favorevoli dell’anno per il mercato che sono primavera ed estate, quando i consumi delle dop schizzano in alto e sono legati soprattutto alla ristorazione. Il timore è anche per le possibili speculazioni”.