Ted Lasso tra emozioni e calcio Una storia in cui lo sport non è che un pretesto per raccontare vite di esseri umani

Caro Ted Lasso, quanto ci manchi. Sono passati solo pochi giorni da quando Apple + ha rilasciato l’ultimo episodio della terza – e ultima – stagione, eppure questi primi mercoledì senza la squadra e l’entourage dell’AFC Richmond ci è sembrato vuoto e incolore. Sai, si dice che, alle volte, girando l’ultima pagina di un libro o schiacciando “play” sulle piattaforme streaming un’ultima volta, ci sembri quasi di salutare un caro amico. C’è chi lo giudica sciocco, e va bene così; io penso, invece, che questa sensazione di nostalgica tristezza sia un potere magico della cultura. Scoprirti, caro Ted, è stato un grande regalo. Ricordo ancora quando, un paio di anni fa, storcevo il naso bofonchiando con diffidenza che non avrei mai ceduto alla visione di una serie tv sul calcio, nonostante la critica la osannasse e ricoprisse di premi. D’altronde, cosa poteva esserci di così interessante in un format comico britannico-americano concentrato su una squadra di undici ragazzi che corrono dietro a un pallone? Mi scappa un sorriso, quando ci ripenso. È bastata la visione di qualche minuto del primo episodio per rendermi conto che il calcio non è che un pretesto, un mero fil rouge che tiene legati i protagonisti di questo piccolo gioiellino della serialità. Vorrei evitare fraintendimenti: palloni, stadi, allenamenti e partite popolano copiosamente – quasi – ogni episodio, eppure è evidente che lo sport è un escamotage efficiente per raccontare storie, emozioni, imperfezioni e paure di una ben assortita gamma di esseri umani. A capitanare il cast è proprio Ted Lasso (Jason Sudeikis, anche creatore e sceneggiatore insieme a Brendan Hunt), americanissimo allenatore di football assoldato dall’arguta manager Rebecca Welton (Hannah Waddingham) come allenatore dell’ormai scalcinata squadra di calcio inglese AFC Richmond. Ted non sa nulla di calcio, ed è per questo che Rebecca lo sceglie: la sua missione è, infatti, quella di far affondare il team per vendicarsi contro l’ex marito, ex manager della squadra. Naturalmente, Rebecca non riesce nel suo intento: l’arrivo di Ted sconvolge i ritmi e i legami all’interno del team, portando ogni singolo personaggio a compiere un viaggio dentro di sé. Caro Ted, è difficile in poche righe renderti giustizia: la trama magari invoglia, ma per comprenderti tocca guardarti e assaporare ogni episodio. Sei una serie che abbraccia e che avvolge, come ogni “serie comfort” che si rispetti. So che l’obiettivo era un altro: i tuoi creatori ti hanno pensata come commedia. Stanne certo, rispetti tutti i canoni ed eccedi le aspettative: pur non perdendo mai la bussola della leggerezza, non cedi mai alla tentazione della tragedia. Eppure, come poche serie contemporanee sai emozionare e gettare i semi per coloratissimi e profondi ragionamenti. In ultimo, Ted, voglio ringraziarti per aver saputo dire “stop”: quanto è facile – e diffusa – oggi la tendenza a mandare avanti le serie in eterno, solo per accontentare i fan: quell’ultimo capitolo ci ha resi felici, e ti salutiamo già nostalgici, ma con il sorriso sulle labbra.

VOTO: 10
Martina Bazzanella