Tra perbenismo e bestialità umana I film “Figli’’ e “Carnage’’ raccontano episodi di vita che spingono oltre ogni limite

Per questa uscita di Le perle nascoste del cinema, il film Figli (2020), ultima fatica del precocemente scomparso Mattia Torre, fa il paio con Carnage (2011), opera di Roman Polanski ispirata a Le Dieu du carnage, pièce teatrale di Yasmina Reza.

Carnage (2011 – Sky Now)
Un bambino dà un colpo in viso a un suo compagno. I relativi parenti decidono di incontrarsi per chiudere la spiacevole vicenda nel migliore dei modi. Ma quando i genitori del bullo varcano la soglia della casa della piccola vittima, qualcosa nell’impeccabile equilibrio medio-borghese che regola il mondo dei grandi si crepa, dando inizio a una vera e propria carneficina. Dal banale perbenismo della classe media allo stadio zero della bestialità umana è un attimo, ed è proprio questa la massima da cui Polanski sembra aver preso esempio per realizzare uno dei film più brillanti della sua carriera, questo Carnage che in 79 densissimi minuti sviscera e vomita in faccia al pubblico tutto ciò che di marcio, putrefatto e guasto c’è nella natura umana. Un dramma da camera claustrofobico, animato da quattro tra i migliori attori sulla piazza: la coppia Kate Winslet-Christoph Waltz duella con Jodie Foster-John C. Relly, utilizzando tutti gli insulti possibili e tutte le armi improprie che si possono trovare tra gli arredi di un qualsiasi salotto casalingo. Il risultato? Un tanto impietoso quanto puntuale ritratto della piccolezza di tutti quegli adulti che, ben oltre ogni slogan progressista, non fanno altro che vivere nella loro microscopica, tristissima bolla di autoreferenzialità.

Figli (2020 – Sky Now)
Nicola e Sara sono una coppia moderna alle prese con una delicata gestione famigliare: una figlia seienne, lavori poco più che precari, una vita nella caotica Roma. Poi, inaspettato, l’arrivo del secondo figlio, evento gioiosamente traumatico che getterebbe nello sconforto anche i più intrepidi. Cosa fare dunque quando l’unica soluzione sembra saltare fuori dalla finestra di casa e fuggire? Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi sono i volti della coppia protagonista che tenta di dare risposta a questa fatale domanda, un enigma che tiene in bilico l’intera narrazione di Figli e attorno al quale s’imperniano tutti drammi e le ironie che costruiscono il film: due esseri umani spinti al limite della fatica e del sacrificio si domandano dunque come sia possibile tenere in piedi una famiglia in una società a crescita zero, mentre intorno amici, colleghi e parenti non fanno altro che peggiorare la situazione. Passando dalla comicità più brillante alla sottile ironia drammatica, l’ultimo film di Torre ha il coraggio di descrivere uno scenario ben poco idilliaco permeando il sotto-testo narrativo di una fondamentale gioia – quella per la famiglia, per i figli stessi – capace di sconfiggere anche l’angoscia più incalzante. Al di là dell’assurdo e oltre le contraddizioni che scuotono le quotidianità famigliari c’è insomma una ben salda consapevolezza, quella che sì – come recita il titolo della pièce che ispira il film – I figli t’invecchiano, ma il tuo cuore non è mai stato così grande.

Maria Letizia Cilea