Trattamenti post Covid, mani sicure A Verona, l’Albo conta 800 inscritti. Ci sono parecchi abusivi che esercitano senza titolo

Affidatevi a mani sicure, quelle di un professionista riconosciuto e competente, evitando di mettere a rischio la vostra salute. Soprattutto per i trattamenti post Covid, che esigono la massima professionalità. È il messaggio che viene lanciato dagli 838 fisioterapisti iscritti alla Commissione di Albo dei fisioterapisti di Verona con l’approssimarsi dell’8 settembre, Giornata mondiale della fisioterapia. La manifestazione è stata istituita nel 1996 su iniziativa della World Confederation for Physical therapy con l’obiettivo di riconoscere il lavoro dei fisioterapisti. Quest’anno i fisioterapisti veronesi vogliono che sia l’occasione per sensibilizzare i cittadini sui benefici e sull’importanza del ruolo del fisioterapista.
“L’8 settembre lanceremo una serie di video in cui spiegheremo e faremo vedere che cosa fa il fisioterapista – spiegano la presidente della Commissione di Albo dei fisioterapisti di Verona Laura Melotti e la vicepresidente Clizia Cazzarolli – . Vogliamo mettere in guardia da chi svolge attività in maniera abusiva, senza avere titolo, chiarendo che il fisioterapista per praticare deve essere laureato e avere un’autorizzazione a operare. Invitiamo infatti il cittadino a verificare sempre se il professionista a cui si affida è iscritto all’Albo ((https://webiscritti.tsrmweb.it/Public/RicercaIscritti.aspx). Ma vogliamo essere sempre più il riferimento per i fisioterapisti scaligeri. Nella pagina Web dell’Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione della provincia di Verona (www.tsrmpstrpverona.it), nella macro-area “Riabilitazione” sono presenti i documenti rivolti al fisioterapista, comprese le normative e le linee guida riguardanti l’emergenza Covid”.
La Commissione d’Albo è stata istituita a fine 2019 ed è operativa dall’inizio di quest’anno. Il suo primo compito è stato proprio quello di scremare le domande di iscrizione, accogliendo chi aveva i titoli per esercitare in base alle linee guida dettate dalle commissioni d’albo nazionali. Una forma di tutela per il cittadino e per chi esercita la professione che è diventata particolarmente importante con l’emergenza Covid, facendo acquisire al fisioterapista un ruolo importante nella delicata gestione dei malati, sia nella fase acuta che in quella riabilitativa. Precisa Laura Avigni, fisioterapista che lavora nell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata: “Durante la pandemia le professioni maggiormente coinvolte sono stati i medici e gli infermieri, ma nella fase riabilitativa i fisioterapisti sono stati chiamati a lavorare al letto dei pazienti con trattamenti a più livelli, dalla parte respiratoria all’aspetto motorio e neurologico, perché il virus può causare danni ad ampio raggio”. Anche dopo le dimissioni, decine sono le persone colpite da Covid che vengono seguite a domicilio, come spiega Laura Furri, coordinatrice del corso di laurea magistrale in scienze riabilitative delle professioni sanitarie: “Ci sono molti fisioterapisti che stanno lavorando sul ricondizionamento allo sforzo, perché la patologia va ad alterare e debilitare non solo l’apparato polmonare, ma anche tutto l’organismo. I pazienti sono stanchi, non riescono più a fare le cose che facevano prima e diventa perfino uno problema deglutire dopo essere stati intubati. Serve perciò una riabilitazione per aiutare a riapprendere i movimenti che si facevano prima con tecniche e fisioterapie mirate”. Il Covid ha posto problematiche nuove che impongono ai fisioterapisti continui aggiornamenti professionali. Riferisce Andrea Turrina, libero professionista che si occupa da anni di formazione a livello nazionale e internazionale: “Ci sono tanti colleghi che stanno lavorando sul fronte della formazione, della ricerca e della consulenza. Finita la pandemia, abbiamo dovuto riorganizzare tutto e inserire nuovi aspetti, come la presa in carico di chi passa dalla terapia intensiva alle cure a domicilio. Abbiamo anche dovuto reinventare il nostro lavoro introducendo tecniche di riabilitazione a distanza durante il lockdown”.