Un Qr Code per parlare ai giovani. Oggi si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne Ideato dalla casa editrice “Paesaggi di parole’’ per sensibilizzare riguardo questo tema

La giornata internazionale contro la violenza sulle donne è stata istituita dall’Onu nel 1999, in ricordo delle tre sorelle Mirabal, deportate, violentate e uccise il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana. Nel 2022 sono più di 100 le donne che hanno pagato con la vita la violenza dell’uomo, quasi sempre compagni di vita. Gli omicidi e gli assassinii, la violenza fisica in generale, contro le donne, costituiscono la punta di un iceberg di una cultura, di origine patriarcale, talmente ancestrale da essere spesso inconsapevole, inconscia, perché quasi sempre acquisita dai genitori o dai nonni e tramandata ai giovani. È questo tipo di imprinting culturale che ci impedisce di scandalizzarci davanti a barzellette che offendono le donne, che ci impediscono di ribellarci davanti a battute, a scene, a interventi più o meno lesivi della dignità delle donne, come se una voce dentro ci dicesse: tanto è sempre stato così. Solo una approfondita riflessione su cosa sia il rispetto può modificare questa visione. Visione antica della quale la nostra società è intrisa. SI tratta di una cultura subdola, strisciante e secolare. Bastano pochi esempi. William Shakespeare, 1594: “La mente dell’ uomo è di marmo, quella della donna di cera”. Friedrich Nietzsche, 1883: “L’ uomo deve essere addestrato alla guerra, la donna al riposo del guerriero: tutto il resto è stupidità…”. Henry Miller che provoca: “Amo le donne come razza, così come amo i cani…” Più vicini a noi. Vasco Rossi (‘è andata a casa con il negro la tro…’), gli Afterhours (‘sei più bella vestita di lividi’). E che dire di Marco Masini (‘bella stronza, mi verrebbe di strapparti quei vestiti da putt… e tenerti a gambe aperte’); e di Achille Lauro (‘l’amore è un po’ ossessione, un po’ possesso, carichi la pistola e poi ti sparo in testa’). Questa cultura è trasversale a tutte le società a tutte le classi sociali a tutti livelli di censo e a tutti i gradi di istruzione. Non è facile liberarsi di arcaici pregiudizi o di errate considerazioni senza una profonda riflessione su cosa si intende per rispetto, su cosa sia quella cosa che chiamiamo amore, cosa significa veramente amare. È considerazione condivisa che per cambiare le cose è meglio parlare ai giovani, ancora in grado di stupirsi, di scandalizzarsi e di opporsi. Come in altri ambiti, quello ecologico in primis, per cambiare le cose sarebbe meglio parlare ai ragazzi.