Un thriller che va oltre gli stereotipi Si tratta del film “Room’’ di Lenny Abrahamson. Ispirato al libro di Emma Donoughe

Room (2015) – Sky On Demand

Come ogni buona mamma, Ma dedica tutta sé stessa alla felicità di Jack, 5 anni, educandolo con calore e amore. Tuttavia, la loro vita è tutto fuorché tipica: sono intrappolati in uno spazio senza finestre di 9 metri quadri che i due chiamano la stanza.
Ispirato al romanzo Stanza, letto, armadio, specchio della scrittrice Emma Donoughe, Room è il primo thriller della carriera dell’irlandese Lenny Abrahamson, regista dalla sconfinata immaginazione e dal grande talento narrativo che qui riesce a trasformare una storia di violenza in un’avventura cinematografica innovativa per la sua capacità di rivoluzionare gli stereotipi: non limitandosi a un racconto di rapimenti e abusi ad alta tensione, Room riesce a portare in scena una vicenda di formazione che coinvolge tutti i protagonisti in misure, tempi e condizioni differenti; se la prima parte del racconto è dedicata alla quotidianità di Ma e Jack, rapiti da un folle e costretti a vivere da reclusi, la seconda si focalizza sull’elaborazione di un trauma profondissimo e sul tentativo di re-inserimento in una società ormai distante dai personaggi, sui quali l’occhio della camera si posa con estrema delicatezza e compassione. A coronare una sceneggiatura inattaccabile e una raffinatissima messa in scena, le interpretazioni di una giovane e non ancora nota Brie Larson e del giovanissimo talento, sbocciato di lì a qualche anno, Jacob Tremblay.

Anche io (2022) – Sky On Demand

La reporter del New York Times Jodi Kantor viene a sapere di molestie sessuali a Hollywood e inizia a indagare; la questione si rivela estesa e la sua collega, Megan Twohey, tornata in redazione dopo la maternità, le si affianca in un’inchiesta che porterà molte donne a uscire dal silenzio e culminerà con l’accusa del noto produttore Harvey Weinstein per abusi sessuali e con l’avvio del movimento MeToo.
Già regista della bella miniserie Netflix Unorthodox, Maria Schrader dirige questo Anche io (pessima traduzione dal titolo originale She said) buttandosi a capofitto nella vera storia delle indagini sul sistema di abusi sessuali a Hollywood alimentato per decenni da Harvey Weinstein e denunciato nell’ormai leggendario articolo del New York Times del 2017. La struttura narrativa ricalca il genere del thriller giornalistico di stampo americano, focalizzandosi però sullo scavo psicologico delle due reporter protagoniste del racconto: due donne molto diverse tra loro per condizione e temperamento, entrambe animate da un inesauribile desiderio di giustizia e da un solido talento investigativo. La quotidianità delle loro storie, anche lavorative, si pone in parallelo a quella delle tante attrici abusate da un sistema ricattatorio che viene smascherato scena dopo scena, in un ritmo narrativo impossibile da non ammirare per la sua capacità di tenere lo spettatore incollato allo schermo. Grande merito del film, infine, è quello di riuscire a informare in maniera estremamente accurata su un tema importante come quello della nascita del movimento MeToo senza mai risultare dicotomici o retorici.

Maria Letizia Cilea