Una compagnia in cammino per vivere legami d’amicizia L’iniziativa nata da nuclei affidatari e adottivi. Così è cresciuta la coscienza che aprire le porte della propria casa è un bene

“Una luce che illumina il buio: indica una strada che permette di vivere anche le circostanze faticose con uno sguardo positivo, nella certezza che esiste sempre una possibilità di ripartenza”. Sono parole che descrivono un’opera d’arte dal forte valore allegorico, per una realtà come Associazione Famiglie per l’Accoglienza, che si inserisce in un contesto delicato, ma prezioso, come quello dell’affido e dell’adozione. L’associazione, come descritto da Licia Lineri e Gimmi Garbujo, membri del Direttivo, realizza gruppi di mutuo aiuto familiare, minicorsi di preparazione all’affido e all’adozione, incontri ed eventi pubblici sui temi specifici dell’accoglienza e progetti per diffondere una cultura dell’accoglienza e della gratuità.
Come è nata la vostra realtà?
Associazione Famiglie per l’Accoglienza è nata a Milano, nel 1982, da un gruppo di famiglie affidatarie e adottive che desideravano condividere una compagnia e un giudizio sull’esperienza di accoglienza che stavano vivendo. Nel rapporto tra loro è cresciuta la coscienza che aprire le porte della propria casa è un bene, pur dentro i limiti, le contraddizioni e le fatiche. L’accoglienza è un’esperienza in grado di incontrare chiunque e, tentativamente, guarda ad ogni persona per il suo desiderio di essere amata e accolta. L’associazione vive per l’amicizia che in tempi e modi diversi alcune famiglie hanno iniziato tra loro. La sede del Veneto è stata costituita nel 1989.
Qual è la mission dell’associazione?
Siamo più di un’associazione: una compagnia in cammino che sostiene le famiglie accoglienti e promuove l’accoglienza famigliare come un bene per chi la riceve, per chi la vive e per la società tutta. Questa mission si raggiunge attraverso specifiche attività di formazione e di accompagnamento permanente delle famiglie accoglienti, adottive o affidatarie. Il metodo che caratterizza l’esperienza delle famiglie associate è vivere un legame di amicizia che aiuta a scoprire l’altro come un bene, a volte abitato da un mistero di dolore, e la propria famiglia come un possibile aiuto al suo cammino. Questo avviene anche nello scambio di esperienze e attraverso la costruzione di reti con altri soggetti qualificati del territorio.
Con chi vi interfacciate?
Siamo un interlocutore credibile ed autorevole con le istituzioni e con gli enti che si occupano di assistenza ed accoglienza familiare. Da oltre 10 anni collabora con i Centri affido della provincia di Verona attraverso una convenzione con AULSS 9.
Di che tipo di supporto avete maggiore bisogno? 
Negli anni abbiamo sperimentato che l’avventura dell’accoglienza familiare è possibile dentro una collaborazione tra diversi attori: famiglie, associazioni familiari, operatori sociali, insegnanti, realtà del territorio. L’accoglienza è un’esperienza possibile per ogni famiglia che va sostenuta, stimata e accolta in questa rete collaborativa. Abbiamo bisogno anche che l’esperienza dell’accoglienza sia conosciuta come strada possibile per molte famiglie.

La gratuità per superare l’indifferenza

Si lavora per preparare un incontro alla Gran Guardia con gli studenti delle superiori

Avete in cantiere progetti di cui vorreste parlare in particolare? 
Come sede veronese dell’Associazione, desideriamo proporre una mostra presentata al Meeting per i 40 anni dell’associazione, anche nella nostra città con l’intento di mostrare che l’accoglienza e la gratuità sono il modo vero di rapportarsi tra le persone e contribuire a superare il clima di indifferenza e solitudine che la pandemia ha accentuato. Come documentato dalla bellissima opera di Matteo Negri, diventata il simbolo della mostra, c’è una luce che illumina il buio: indica una strada che permette di vivere anche le circostanze faticose con uno sguardo positivo, nella certezza che esiste sempre una possibilità di ripartenza. E così le ferite possono diventare presagio di una nuova nascita. In questo contesto, desideriamo raggiungere in particolare i giovani, affinché possano riconoscere il valore dell’esperienza di accoglienza che anche loro ogni giorno vivono. Una occasione di riflessione e, perché no, di stupore di una realtà che si dà per scontata. Una realtà, quella dell’esperienza dell’accoglienza, che se compresa ci apre all’altro, al diverso con meno paura fino a dirgli “tu sei un bene per me”. Desideriamo quindi coinvolgere il mondo scolastico perché i giovani sono il nostro presente e il nostro futuro e hanno bisogno di vedere che la strada della condivisione e dell’incontro è una strada possibile. A questo scopo proponiamo un incontro lunedì 11 marzo 2024 al mattino, presso l’Auditorium del Palazzo della Gran Guardia con gli studenti delle scuole superiori e lo scrittore e poeta Daniele Mencarelli – uno degli artisti che hanno contribuito alla mostra. È un autore di romanzi autobiografici in cui affonda lo sguardo dentro l’animo inquieto dei ragazzi e giovani, a partire prima di tutto dalla sua esperienza. Inoltre, allestiremo la mostra presso la Sala Comunale Birolli dal 12 al 19 marzo.
Mi racconta una “storia virtuosa” sorta grazie al contributo della vostra realtà? 
Le riporto una breve testimonianza di una ragazza di 31 anni (ora mamma) in affido per 4 anni. Queste ed altri approfondimenti sono raccolti nel volume “Il bene che permane” Dialoghi di Famiglie per l’accoglienza – Ed. ITACA. “Per me la più grande fatica è stata potermi fidare delle persone dopo che quelli che avrebbero dovuto proteggermi da tutto e da tutti sono stati i primi a farmi del male! E dentro di te dici: «Se i miei genitori mi hanno abbandonata, perché degli estranei che nemmeno mi conoscono, mi vogliono dare una mano a crescere e cercare di volermi bene dandomi il bene?!». Poi vedi che nonostante i tuoi no e i capricci, eccetera, loro sono ancora lì, come per dire «noi ci siamo nonostante tutto e tutti! Ti puoi fidare di noi, non ti faremo cadere, cammineremo fianco a fianco, passo dopo passo!». E lì capisci che dopo un’infanzia di ombre, buio, male… esistono pure la luce e il calore di un abbraccio, un sorriso! E inizi ad aprire il tuo cuore non solo a loro, ma a tutte quelle persone che hanno bisogno anche solo di un piccolo sorriso per potersi aggrappare a qualunque cosa per andare avanti a sorridere nella vita di tutti i giorni!”
Cosa vi augurate dal futuro per la vostra realtà? 
Desideriamo accompagnare le nostre famiglie nell’esperienze di accoglienza affinché nelle nostre case, tra di noi e con chi incontriamo si possa continuare a sperimentare quel fiorire dell’umano che così sorprendentemente caratterizza la nostra amicizia. Ci auguriamo inoltre, che la famiglia venga riconosciuta come luogo di bene e sostenuta in questa apertura al mondo.

Stefania Tessari
(puntata numero 14)