Una rosa per l’oppositore di Putin Davanti al Consolato russo di via dell’Artigliere il ricordo del dissidente Alexei Navalny

ALEXEI NAVALNY

E’ arrivata ieri sera la prima commemorazione veronese per la morte di Alexei Navalny, l’oppositore di Putin morto in circostanze misteriose mentre scontava una pena a 19 anni in un lager russo oltre il Circolo polare artico a 40 sottozero.
Una rappresentanza di Verona Radicale si è recata in via dell’Artigliere, dove ha sede il Consolato onorario di Russia, “per lasciare simbolicamente una rosa in ricordo della morte di Alexei Navalny, avvenuta venerdì scorso nel carcere siberiano in cui era ingiustamente detenuto. Il lungo calvario di carcerazione e torture cui è stato sottoposto il blogger e attivista russo – ultimo nome di una lunga lista di uomini e donne perseguitati e uccisi dal Cremlino – testimonia la vera natura di Putin, un dittatore sanguinario, e ci deve ricordare quali sono le condizioni di vita che vigono nei regimi oppressivi”.
Verona radicale sottolinea: “Lungi dall’elevare a modello politico una persona che, nella sua vita, si è contraddistinta anche per scelte oscure e dichiarazioni riprovevoli, commemoriamo oggi Navalny per commemorare chi è morto e continua a morire da vittima di regimi autocratici e repressivi. Gli Stati – al netto di ogni feticcio nazionalista – devono essere considerati strumenti razionali e democratici a disposizione delle persone per garantire una pacifica convivenza tra i popoli e dare corpo a società il più possibile eque e giuste”.
Qualsiasi Stato “che perda i connotati dello stato di diritto e diventi una minaccia per la pace e per il rispetto dei diritti fondamentali degli individui e dei popoli, deve essere sanzionato dagli organismi internazionali e vedere tutti e tutte noi, senza esitazione, fianco a fianco per screditarlo e sconfiggerlo”.
Infine Verona radicale lancia un appello “al consiglio comunale di Verona, affinché nella prossima seduta dedichi un minuto di silenzio, che parta dal ricordo di Navalny e abbracci tutte le vittime dei regimi autoritari contemporanei”.