Un’ultima fatica in “Dieci Minuti” La regista Maria Sole Tognazzi elegge a sua protagonista la meravigliosa Barbara Ronchi

In occasione dell’uscita nelle sale del delicato Dieci minuti, ultima fatica della regista Maria Sole Tognazzi che elegge a sua protagonista la meravigliosa Barbara Ronchi, dedichiamo la nostra rubrica settimanale sulle Perle nascoste ad altri due film interpretati dall’attrice romana, vincitrice lo scorso anno del David di Donatello per la Miglior interpretazione femminile e oramai meritatamente lanciatissima nel panorama cinematografico italiano contemporaneo.
Settembre (2022 – Netflix)
Tre personaggi, tre età, tre precari equilibri si trovano in una stagione di rinascita della propria esistenza: decidono di coglierla e viverla a pieno, con tutte le paure e incertezze del caso, ma pieni di una speranza per un futuro più felice. Esordio registico di Giulia Steigerwalt, già navigata attrice e sceneggiatrice, Settembre è una commedia di rinascita e buoni sentimenti capace di far respirare una boccata di aria nuova allo spettatore, tante sono la freschezza della narrazione e la genuinità dei suoi protagonisti: Maria ha quattordici anni e si trova in fase di esplorazione di corpi e relazioni, mentre Francesca, trentenne madre di Sergio, compagno di classe di Maria, sta riscoprendo il rapporto con la sua storica amica Debora, approfondendolo in una dimensione mai esplorata fino a quel momento. Per sciogliere il nodo dei suoi sentimenti si confida con Guglielmo, il suo medico, uomo spezzato e abbandonato a sé stesso dopo essere stato lasciato dalla moglie. L’intreccio di queste tre esistenze riesce ad avvicinarci e coinvolgerci grazie a una scrittura accattivante, piena di espedienti narrativi ben riusciti e di ironia pungente, il tutto messo in scena con semplicità ed eleganza. L’interpretazione libera e spontanea di Barbara Ronchi le vale il David di Donatello e la individua come una delle protagoniste del nostro cinema di qui ai prossimi anni.
Padrenostro (2020 – Netflix)
Nella Roma furente del 1976 Valerio è un ragazzino dalla fervida immaginazione, finché la sua infanzia non viene distrutta dal tentato omicidio del padre Alfonso Noce, vicequestore di Roma vittima di un attentato organizzato da un commando di terroristi. Diretto da Claudio Noce, Padrenostro è un sentito racconto autobiografico nel quale il regista romano cerca di trasmettere il drammatico senso della sua infanzia calandolo in un contesto storico, quello della Roma degli anni di Piombo, nel quale la spensieratezza dei bambini era stata sostituita dal terrore causato dai continui attentati e dalla violenza delle guerriglie urbane. Idealizzazione è dunque la parola d’ordine che detta il ritmo e il contenuto dell’intero film, che volutamente ripropone lo sguardo del bambino come dominante, confondendo così il piano del reale con quello dell’immaginazione. Duro e frammentato, il racconto trova il suo clou – che non vi sveleremo – nella seconda parte, facendosi guidare dall’ottima interpretazione di Pierfrancesco Favino, nei panni di Alfonso, da Barbara Ronchi, nei panni della madre Gina e dal giovane Mattia Garaci, qui interprete del piccolo Valerio.
Maria Letizia Cilea