VACCINO ARRIVATO. Al lavoro la macchina veneta “Non si è mai fatta una campagna vaccinale che riguarda tutti i Paesi europei”

In Veneto sono arrivate stamatina 45.630 dosi di vaccino Pfi­zer per la lotta contro il Co­vid. Le confezioni sono giunte in mattinata all’aeroporto Mar­co Polo di Venezia e sono state portate alle Ulss di riferimento con i furgoni della Dhl. Gli ospedali a loro volta distribuiranno in altre sedi le quote spettanti. O­gni ospedale provvederà alla somministrazione che, considerata la tempistica, dovrebbe cominciare domani per proseguire il 2 di gennaio. Prece­denza, se­condo il protocollo, al personale sanitario più esposto al rischio virus negli ospedali e, a seguire, alle Rsa. Il professor Massimo Galli, primario di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ha parlato del contagio in Veneto: “Al di là dell’alta capacità della regione di fare più test.

Resta il dato di fatto della situazione degli ospedali, che è il segnale che c’è stata una importante ripresa della ma­lattia. Il punto è che non ne sia­mo fuori”. Galli, ospite della trasmissione Agorà, su Rai Tre, ha poi fatto il quadro generale della situazione, soffermandosi sulla questione vaccino. “Mostrare quotidianamente il numero ag­giornato delle persone che hanno ricevuto il vaccino è un elemento di trasparenza. Alcuni ritengono che così facendo, se si va a rilento con le vaccinazioni, si rischia di avere un effetto che scoraggi. Ma io credo che, nel bene o nel male, è giusto lo si sappia”.

FIDUCIA NEL SIERO
“lo porteremo a termine”, ha aggiunto sempre a proposito dell’inoculazione del siero. “Bisogna pensare po­sitivo e contenere l’atteggiamento critico. Non si è mai fatta una campagna vaccinale che riguarda tutti i Paesi: è una situazione che non ha precedenti, avrà difficoltà ma è una questione di tempo ed è una battaglia che si può vincere. Se, come con tutte le cose viste finora, l’atteggiamento diventa subito critico e rivendicativo, non si fa bene alla causa”. Quindi, tornando sul tema degli operatori sanitari restii a vaccinarsi, il professor Galli ha ribadito: “Il medico ha la responsabilità prima di tutto di non portare l’infezione in cor­sia, e poi ha anche la re­sponsabilità morale di essere esempio per gli altri”. Quin­di “se non si vaccina, cambi mestiere”, ha tuonato il primario del Sacco. Nel frattempo l’Istat, assieme all’Istituto superiore di sanità, hanno diffuso la statistica inerente alla mortalità da Covid. In molte regioni del Nord – rileva il rapporto Istat-Iss – l’eccesso di mortalità totale del mese di novembre supera quello del picco di marzo-aprile: in Valle d’Aosta (+139,0% rispetto al +71,0% di aprile), in Piemonte (+98,0% a novembre rispetto al +77,0% di aprile), Veneto (+42,8% rispetto al +30,8% di aprile), e Friuli-Venezia Giulia (+46,9% vs +21,1%). L’incremento dei decessi registrato a novembre è più basso di quello osservato in corrispondenza della prima ondata dell’epidemia solo in Lombardia (+66% a novembre rispetto al +192% di marzo e il +118% di aprile) e in Emilia-Romagna (+34,5% rispetto al +69% di marzo).